Cronaca
Venerdì 29 Gennaio 2010
Mons. Amadei, nel testamento spirituale
«il grazie ai molti che mi hanno aiutato»
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E prorio in occasione del trigesimo della morte di monsignor Roberto Amadei, spirato alle 9.40 del 29 dicembre scorso nella sua stanza nella sede dei preti del Sacro Cuore, è stato svelato il suo testamento spirituale.
Eccolo.
«Unito a Gesù Cristo e nello Spirito Santo ringrazio il Padre, datore di ogni bene, per le innumerevoli grazie con le quali ha arricchito la mia esistenza: la vita, la fede, la vocazione sacerdotale, l’impegno in seminario, l’episcopato, i molteplici incontri pastorali.
Affido all’infinita misericordia divina le mie numerose colpe, soprattutto quelle legate allo stupendo e tremendo incarico pastorale e alla guida della diocesi di Savona-Noli e di Bergamo.
Spero soltanto nella Sua indicibile bontà perché di mio non ho nulla, anzi ho molti peccati.
Chiedo perdono a quanti sono stati scandalizzati dal mio comportamento o sono stati offesi dalle mie parole, dalla mia poca delicatezza nel tatto, dalla mia dimenticanza: pregherò per loro.
Ringrazio i moltissimi che mi hanno edificato ed aiutato. Ringrazio i miei fratelli per le attenzioni verso di me, in particolare la sorella Maria per la cura materna verso Mario; ringrazio i nipoti (specialmente Ferruccio) per il bene che mi hanno voluto e a tutti raccomando la vita cristiana e per tutti prometto un ricordo presso il Signore.
Ringrazio i vescovi del mio sacerdozio e miei predecessori (mons. Piazzi, mons. Gaddi, mons. Oggioni e il mio successore Francesco) e Mons. Paravisi e Belotti, i carissimi colleghi e gli amati alunni del seminario, i confratelli nel sacerdozio che mi hanno accolto con pazienza ed edificati per la generosità. Grazie ai religiosi, alle religiose e agli Istituti secolari; grazie alle numerose persone che ho incontrato e che mi hanno regalato la loro amicizia. Grazie alla diocesi di Savona-Noli che, sia pure per breve tempo, ho amato e continuato a ricordare nella preghiera.
Grazie alla stupenda diocesi bergamasca che mi ha generato alla fede, al sacerdozio, all’episcopato e che ho cercato di servire come presbitero e come vescovo.
È molto di più quello che ho ricevuto da questi stupendi incontri rispetto al poco che ho donato. Chiedo a tutti i carissimi fedeli di portarmi nelle loro preghiere e di presentarmi alla misericordia del Signore. Ho amato moltissimo i fratelli nella fede e figli nella guida pastorale: il Signore ricompensi tutti copiosamente, e, per parte mia, cercherò di supplire con la preghiera il poco che ho dato e le molte deficienze.
Sento di non dover perdonare nessuno perché da tutti ho ricevuto più di quanto meritassi. Sono contento di essere sacerdote e vescovo, anche se questo ufficio mi è costato molto e anche atterrito. Mi rammarico di non aver trafficato convenientemente le numeroso grazie che il Signore mi ha continuamente regalato.
Mi affido alla sua misericordia: ho le mani vuote, o Padre, e mi metto nelle tue mani paterne e, per i meriti di Gesù Cristo e l’opera di intercessione della Vergine Santissima e dei carissimi fratelli nella fede, spero di poterti ringraziare in eterno in unione con coloro che mi hanno già preceduto, soprattutto dei miei genitori, i miei predecessori e coloro che ho incontrato nel mio ministero.
Ringrazio il Sommo Pontefice per la fiducia dimostrata nei miei confronti, riconfermo la mia fedeltà alla Santa Chiesa e al Vicario di Cristo; offro la mia vita per l’amata e stupenda chiesa bergamasca.
In Cristo e abbandonandomi alle mani materne di Maria Santissima e dei Santi bergamaschi, in particolare della Beata Pierina Morosini e del Beato Luigi Palazzolo, dico grazie al Padre e a Lui affido la mia povera esistenza».
+ Roberto Amadei
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