Bolognini di Seriate: lavori a rilento
Cgil: «Prevedibile, appalto al ribasso»

«Non è questione di fare l’uccello del malaugurio: quando gli appalti vengono affidati così, non ci si deve stupire della fine che fanno». Luciana Fratus della segreteria provinciale della Fillea-Cgil vede ogni giorno casi del genere: appalti per la costruzione di opere aggiudicati da imprese che fanno offerte al massimo ribasso, con sconti anche del 40% rispetto alla base d’asta, che poi subappaltano ad altre imprese, le quali non ce la fanno a restar nei costi previsti. Così, niente stipendio ai lavoratori e sospensione o rallentamento dei lavori, prima di veder arrivare una nuova impresa che ci prova, per un po’, a reggere il peso del subappalto.

Questa volta è successo nel cantiere dell’ospedale Bolognini di Seriate, dove è in corso una ristrutturazione e riqualificazione di sei piani del padiglione medico, progetto presentato all’inizio di ottobre dell’anno scorso. Ai disagi di lavoratori non pagati si aggiungono i disagi di cittadini che dovranno aspettare più tempo per veder completata la struttura sanitaria. «L’impresa che ha vinto l’appalto con uno sconto del 40% su base d’asta è la Seli Manutenzioni di Monza, che l’ha subappaltato alla Bm di Grassobbio - spiega la Fratus -. Qui lavorano 10 operai, assunti ad ottobre. Solo che da novembre fino all’inizio dell’anno non hanno più ricevuto la retribuzione!».

Il 15 gennaio sindacato e azienda hanno raggiunto un accordo che prevede il versamento di un acconto immediato di 800 euro a ciascun lavoratore, un secondo acconto di 200 euro la settimana successiva all’intesa e 1.000 euro alla fine di ogni mese, fino all’esaurimento del credito. A oggi, comunque, questi lavoratori sono licenziati.

Nel luglio scorso Cgil, Cisl e Uil (confederali e di categoria) avevano incontrato il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Seriate, Amedeo Amadeo, per un confronto sulle prospettive che si sarebbero aperte con l’inizio dei lavori. «Già in quella sede - spiega Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare per la segreteria provinciale della Camera del Lavoro - avevamo sollevato preoccupazioni e timori per le modalità dell’appalto e per la gestione della fase transitoria. La convivenza forzata con i lavori del cantiere non poteva che produrre disagi e problemi, per questo ritenevamo opportuno che i lavori fossero affidati ad una ditta seria, che facesse presto e bene e desse garanzie di non fare come è successo all’ospedale di Piario (con ritardi di oltre tre anni per la fine dei lavori)».

«Sin dall’inizio era difficile credere che con queste cifre e con lo sconto applicato l’azienda risultata vincitrice potesse riuscire ad assicurare lavori di qualità, con personale specializzato e preparato, con attrezzature moderne e innovative. Il rischio di una paralisi dopo qualche mese di lavori non era solo un’ipotesi. Adesso è realtà. Per questo ci attendiamo dall’azienda Bolognini rassicurazioni in merito al rispetto dei tempi dei lavori».

Per evitare il rischio era stato siglato un Protocollo d’intesa con i sindacati del settore edile per assicurare, come si è fatto per il nuovo ospedale di Bergamo, una gestione trasparente e partecipata dei lavori di ristrutturazione. «Abbiamo sempre sostenuto, anche in occasione della firma del Protocollo con l’azienda Bolognini, il 7 ottobre 2009, che un cantiere che ha più possibilità di rispettare tempi e livelli qualitativi, oltre ai diritti dei lavoratori, è quello aggiudicato non al massimo ribasso ma nel rispetto del principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, fissando cioè altri criteri oltre al mero costo di realizzazione dell’opera, come costi di manutenzione e gestione futuri. La realtà, sempre più frequente in provincia, è invece un’altra» conclude Luciana Fratus.

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