Cronaca / Bergamo Città
Sabato 06 Febbraio 2010
Riforma della scuola, la Cisl:
«Tagli a un settore strategico»
Che un intero anno (non dobbiamo dimenticare che già lo scorso anno il Governo aveva fatto slittare il termine per le iscrizioni a febbraio) non sia stato sufficiente ad elaborare un progetto riformatore “condiviso” apre la strada a considerazioni che dovrebbero farci prendere le distanze sia da quanti enfatizzano l'evento, sia da altri che tendono a denigrarlo. In realtà Ri-formare, cioè restituire “forma” nuova ad una struttura che ha visto la luce in altro periodo storico e con altre finalità, non è certo facile: ma è ancora più difficile se questo processo si attua in un periodo di crisi economica in cui la preoccupazione principale sembra essere quella della ricerca forsennata di “risparmio” proprio su quello che viene unanimemente definito un settore “strategico” per tutto il paese.
E che l'istruzione sia a fondamento non solo della libertà, della democrazia, dei diritti di cittadinanza e dell'economia, ma della civiltà in generale, nessuno, credo, può onestamente metterlo in dubbio. Che poi, però, si stiano operando scelte in sintonia con questi assunti, al momento, sembra non essere solo un dubbio se è vero che, contestualmente, si azzerano o si tenta di azzerare, anche opzioni quali l'obbligo d'istruzione fino a 16 anni che, se attuato secondo le convenzioni condivise a livello europeo, avrebbe costituito una risorsa fondamentale per un paese all'avanguardia.
Infine, crediamo si debba verificare, al di là della nuova “struttura” che, di certo, rispecchiando la filosofia dei “tagli”, se non governata, aprirà la strada a situazioni insopportabili, se vi saranno novità, cioè inversioni di tendenza, in merito all'attenzione agli investimenti che si intende riservare alla scuola: al momento non sono visibili ma non dobbiamo demordere: cioè non dobbiamo “mollare”. Nel ricordare che le leggi le fanno Governo e Parlamento, non altri, ribadiamo con forza, sin da ora, che questa “Ri-forma” (se così si può chiamare), dovrà essere accompagnata da altri atti che vogliano, per contrappeso, manifestamente mettere in evidenza una volontà veramente “riformatrice” e non di basso profilo come le prime informazioni lasciano intendere.
Perciò, a nostro parere, dobbiamo “volare alto”: evitare le accuse di resistenza ai cambiamenti ma, contestualmente, manifestare la massima vigilanza possibile perché le trasformazioni in atto possano essere “colorate” anche dal nostro protagonismo, dalla nostra ferma volontà di non fare la fine di quanti si accorgono troppo tardi dell'esistente e si pentono di non poter tornare indietro».
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