Scuola cattoliche, 9mila iscritti
Il vescovo: impegno impressionante

Ma perché i cattolici vogliono essere presenti nel mondo della scuola, perché i cattolici si ostinano a fondare, organizzare, gestire scuole? Il vescovo Francesco Beschi ha posto martedì la più semplice delle domande. E ha dato una semplice risposta: «Perché fare scuola è importante. Perché è una delle cose più importanti che si possano fare». Perché nella scuola si fa educazione, perché nella scuola ci sono i bambini, i ragazzi. Perché nella scuola si diventa adulti.

E il vescovo Beschi ha informato che l'impegno della diocesi bergamasca nel mondo della scuola è «impressionante» e lo ha detto da vescovo che si trova a Bergamo da un anno e che proviene da una diocesi che pure ha una grande tradizione di educazione cattolica, quella di Brescia. E forse è anche per questa ragione che i dati mostrati ieri pomeriggio alla Casa del giovane nel corso del convegno che ha riunito i docenti delle scuole cattoliche bergamasche sono apparsi estremamente positivi. Dati di grande interesse. Ha detto monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la scuola: «Gli studenti delle scuole cattoliche nell'ultimo anno scolastico sono 8.931, i docenti 887. Un numero in crescita».

Un numero in crescita un po' in tutti i livelli. Per esempio nelle scuole elementari nell'anno scolastico 2003-2004 gli iscritti erano 3.542, oggi sono 4.636. Un incremento solo in piccola parte motivato da un aumento della natalità del 2002 e del 2003, come ha spiegato don Fabio Togni. Un incremento confermato nelle scuole medie che sono passate in sei anni da 2.328 a 3.058 studenti. E poi anche nelle superiori dove nello stesso lasso di tempo il balzo è stato notevolissimo, da 1.374 a 2.145 studenti. In questo caso la parte del leone l'ha fatta la formazione professionale: nell'anno scolastico 2003-2004 gli istituti cattolici raccoglievano solamente 68 studenti mentre oggi ci si trova sopra quota 900 ragazzi di cui una buona parte stranieri (166) e disabili (71).

Ma qual è la ragione di questo boom? La bontà dell'offerta formativa, ma anche, come è stato rilevato da alcuni interventi, l'allontanamento dalla scuola pubblica, soprattutto nella scuola dell'obbligo. Allontanamento talora motivato dalla massiccia presenza di alunni stranieri che possono limitare la validità didattica, nozionistica della scuola. E allora in alcuni interventi è stata richiamata l'importanza di rivolgersi anche a questi mondi del bisogno, della debolezza, alla sfera dei ragazzi stranieri e dei ragazzi disabili.

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