Una telecamera accusa il papà del bimbo, ma lui dal carcere nega

Ha negato tutto il padre di Villa d’Almè arrestato per il tentato omicidio del figlioletto di due mesi. L’operaio, 37 anni, è stato interrogato dal gip, in presenza del suo legale di fiducia, e ha respinto l’accusa di aver cercato di soffocare il bimbo mentre era in ospedale: all’accusa non crede nemmeno la moglie.

A carico dell’indiziato ci sono i filmati di una telecamera e alcune testimonianze. La difesa contesta le immagini, definite parziali. È stato riaperto il caso della morte dell’altra figlia dell’uomo, una bimba di pochi mesi deceduta nel 2004 in circostanze simili.

L’arresto era stato eseguito martedì sera su ordine di custodia cautelare. Il bimbo resta agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dov’era stato ricoverato poco tempo dopo la nascita con segni e lesioni sul corpo che, secondo gli inquirenti, avrebbe causato proprio il padre, anche durante la degenza.

Secondo il pubblico ministero che aveva disposto l’arresto ci sono elementi per tenere l’uomo in carcere, soprattutto in relazione al rischio di reiterazione del reato. Tra le circostanze sotto esame, ce ne sarebbe una in particolare: i segni sul corpo del bimbo pare comparissero quando il padre lo andava a trovare in ospedale.

L’anno scorso un’altra figlia dell’uomo, sempre una neonata, fu ricoverata per diverso tempo in ospedale con gli stessi sintomi, ma non riuscì a sopravvivere. Il caso fu archiviato come morte causata da una malattia genetica.

(12/05/2005)

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