Il vescovo Beschi agli Industriali:
«Si cerchi lo sviluppo umano integrale»

«C'è posto per gli imprenditori nella Chiesa?» La domanda la pose Luigi Lucchini all'allora vescovo di Brescia, mons. Morstabiini, vescovo bergamasco. Erano gli Anni Settanta, anni caldi. E mons.Morstabilini disse che certamente c'era posto. «Erano ancora gli anni in cui l'imprenditore era il padrone - ha sottolineato il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, che martedì pomeriggio ha incontrato la Giunta esecutiva di Confindustria Bergamo nella sede di via Camozzi - . Oggi l'imprenditore è qualcosa d'altro, è una figura articolata, responsabile nei confronti dell'impresa e della società, dei lavoratori, di tutti. E quindi anche della Chiesa».

Le parole del vescovo Francesco Beschi sono state a lungo applaudite durante l'incontro con la Giunta allargata della Confindustria bergamasca. Il vescovo è stato accolto da Carlo Mazzoleni, presidenti degli industriali, che gli ha rivolto un discorso di benvenuto. Mazzoleni ha sottolineato il momento difficile dell'economia, di ogni impresa bergamasca e non soltanto in questo periodo che non accenna a passare. Ha parlato della responsabilità sentita dagli imprenditori nei riguardi di aziende e lavoratori.

«Si tratta di un momento di straordinaria difficoltà. Nessuno di noi ha mai vissuto prima una crisi di questa portata».

E il vescovo Beschi ha impostato il suo discorso soprattutto a partire dalla «Charitas in Veritate», l'enciclica di Papa Benedetto XVI e ha annunciato l'importanza di questa crisi che potrebbe rappresentare, in mezzo alle tante difficoltà, l'occasione per una svolta, verso un nuovo tipo di sviluppo umano «integrale», non basato soltanto sulla quantità dei beni prodotti, sulla ricchezza materiale.

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