Lavoro e disabilità, con Ikaros
in 66 hanno trovato un impiego

Costruire una rete territoriale efficace per garantire l'inserimento e l'integrazione lavorativa dei disabili. Questo lo scopo, ampiamente raggiunto, dalla Fondazione Ikaros che, in collaborazione con gli Ambiti territoriali di Bergamo e Dalmine, si è resa capofila di un progetto di occupazione lavorativa di persone con handicap fisici e psichici che, dopo circa un anno e mezzo di lavoro, ha dato i suoi frutti.

I risultati sono stati presentati al Polaresco e parlano chiaro: 101 progetti di lavoro avviati, 66 dei quali si sono trasformati in un'assunzione. Ma anche tanta soddisfazione da parte di tutti gli enti coinvolti, non ultime le aziende che hanno beneficiato di un prezioso lavoro di mediazione e selezione portato avanti durante il progetto.

L'iniziativa si inserisce nel piano di integrazione disabili 2007-2009 per gli ambiti di Bergamo e Dalmine e ha voluto rispettare le diverse esigenze nate dai due territori. «Bergamo e Dalmine sono due realtà che necessitano di servizi diversi - ha spiegato Roberta Bergamaschi della Fondazione Ikaros, coordinatrice del progetto -. L'obiettivo non era solo l'avviamento al lavoro di un centinaio di persone, ma anche la valorizzazione di un metodo che potesse favorire la totale presa in carico di una persona».

Dai dati presentati emerge che sono stati contattati in totale 259 disabili inseriti nelle liste di collocamento mirato della provincia, 153 a Bergamo e 106 a Dalmine. Di questi, sono stati avviati 50 progetti lavorativi nel primo caso e 51 nel secondo. In entrambe le zone coinvolte, 33 persone sono poi state assunte dall'azienda. Da uno studio del territorio la Fondazione ha scoperto quali sono le richieste che ne derivano: «A Bergamo abbiamo rilevato una divisione delle mansione che richiedeva per il 53% operai, per il 37% commessi e il restante 10% impiegati - continua Bergamaschi -. A Dalmine la situazione era diversa: 71% operai, 21% commessi e 8% impiegati. Non è semplice rispondere a queste esigenze, se si considera che l'operaio ormai non è più solo chi sta alla catena di montaggio, ma richiede un lavoro pesante che spesso un disabile non riesce a portare avanti. La strada che abbiamo percorso, però, e che continueremo a percorrere va nella direzione della mediazione tra il lavoratore con difficoltà fisiche o psichiche e l'azienda».

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