«Quel soldato era mio padre
Ho letto "L'Eco" e ho pianto»

«Mi sono commosso». Savino Pezzotta è un omone grande e grosso, talvolta dai toni burberi. Quando era segretario generale della Cisl lo chiamavano «l'orso bergamasco». Eppure ieri mattina, leggendo «L'Eco di Bergamo» si è commosso come un bambino.

Lo sguardo, infatti, si è fermato su una riga fra tante, in una pagina fitta fitta. Sotto il nome del paese, Scanzorosciate, in neretto, ha letto il nome Pezzotta Francesco e poi le informazioni: «Nato l'11 agosto 1914 - soldato - internato nello stammlager IB - deceduto a Hohenstein/Witajno (voivodato di Varma-Masuria) il 9 giugno 1944 - causa della morte: malattia - attualmente sepolto a Bielany (Polonia) - cimitero militare italiano d'onore - posizione tombale da richiedere al ministero della Difesa».

«Era il mio papà», dice Pezzotta. «Non avevamo mai saputo dove fosse sepolto». E adesso, grazie alle ricerche di Roberto Zamboni, di cui il nostro giornale ha riferito ampiamente ieri, si accende una nuova luce, così come per altri 297 bergamaschi di cui abbiamo pubblicato i nomi. Lo sguardo al giornale è stato quasi per caso. «Ero dal medico, per un controllo – racconta Pezzotta – e una signora ha chiesto a mia moglie se aveva già visto "L'Eco". Allora mi ha mandato a comprarlo e, dopo averlo sfogliato, mi ha fatto vedere il trafiletto, cui all'inizio non avevo fatto caso. Quando ho letto bene, però, mi sono venute le lacrime agli occhi».

Savino Pezzotta non ha mai conosciuto il suo papà. «Avevo appena sei mesi quando è morto – spiega –, ma naturalmente la mamma ci ha parlato di lui, ne ha conservato il ricordo. Era un artigliere alpino, della Tridentina. Era tornato dalla campagna di Russia. Catturato al Brennero era stato poi portato in Germania e qui gli era stato chiesto, come ai suoi compagni, se voleva entrare nella Repubblica di Salò. Ha detto no ed è andato a morire».

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