Meno soldi ai Comuni Servizi sociali a rischio

Meno soldi ai ComuniServizi sociali a rischioArmati (Anci): enti locali in difficoltà se i trasferimenti statali diminuiranno anche nel 2004

Le casse comunali piangono sempre di più. Dopo il taglio dell’1% dei trasferimenti dallo Stato agli enti locali, previsto nella Finanziaria per il 2002 e il 2003, il ministero del Tesoro sembra intenzionato a un ulteriore taglio dell’1% anche per il 2004 (quindi, il 3% in 3 anni).

Il provvedimento rischia di mettere in crisi i servizi erogati dai Comuni ai cittadini. Anche perché il governo non dovrebbe sbloccare le addizionali Irpef (in pratica gli enti locali, come già accaduto lo scorso anno, non potranno applicare aumenti alle tariffe in vigore e quindi incassare nuovi soldi): le entrate nelle casse municipali, insomma, diminuiranno. Conseguenza: o le Amministrazioni aumenteranno altre tariffe (ad esempio l’Ici) oppure saranno costrette a tagliare alcuni servizi.

Questa la preoccupazione di Claudio Armati, sindaco di Ponteranica e presidente provinciale dell’Associazione nazionale comuni italiani. «La legge finanziaria approvata a dicembre 2001 aveva previsto un taglio complessivo del 3% (rispetto a quanto erogato nel 2001) da distribuirsi dal 2002 al 2004 – spiega Armati –. Ogni anno doveva essere tagliato un punto percentuale. Nel 2004 i Comuni potrebbero avere un altro taglio dell’1%: avanti di questo passo molti saranno costretti a eliminare o ridurre i servizi, soprattutto in ambito sociale, culturale e sportivo.

A risentire dei tagli sarebbero insomma i contributi alle famiglie bisognose, l’assistenza agli anziani o servizi come quelli dei centri di aggregazione giovanile, gli asili nido o le materne, ma anche le attività culturali e sportive. Già i Comuni fanno pagare interamente servizi come l’acqua, la raccolta rifiuti o le mense scolastiche: aumentare altri servizi quali i trasporti sarebbe un peso per le famiglie. A risentire dei tagli saranno in genere quasi tutti gli enti locali: ricordo che su 244 Comuni bergamaschi, almeno 200 ricevono trasferimenti in quantità minore rispetto alla media dei Comuni che appartengono alla stessa classe demografica (le somme erogate dipendono da numero di residenti e superficie). La qualità della vita, insomma, in diversi comuni, rischia di risentirne, soprattutto tra le fasce più deboli».

«Siamo anche in vista del rinnovo del contratto ai dipendenti degli enti pubblici – continua Armati – e i nuovi stipendi potrebbero gravare sui Comuni. Abbiamo quindi chiesto al governo che l’aumento non venga addossato sugli enti locali: non sarebbero in grado di sostenerlo». La riduzione dei soldi trasferiti dallo Stato a Comuni e Province per il 2004 si aggiungerebbe a quella avvenuta negli anni scorsi (l’uno percento sia 2001 sia nel 2002).

Al taglio dei trasferimenti si aggiunge poi la conferma del blocco dell’addizionale Irpef: le Amministrazioni comunali non potranno in pratica modificare la percentuale già in vigore e quindi bilanciare i tagli dallo Stato aumentando le tasse sui residenti.

«L’addizionale Irpef – spiega Armati – era nata nel ’92 come "tassa di scopo", ovvero doveva servire a obiettivi specifici da realizzare nel comune. Invece, poco alla volta, è diventata una tassa ordinaria che va a coprire spese correnti e non straordinarie, supplendo alla diminuzione dei trasferimenti dallo Stato. Il blocco imposto dal governo è comunque sbagliato perché si impone sulle autonomie delle Amministrazioni. Così come sarebbe sbagliato, peraltro, un aumento indiscriminato della percentuale. Bisogna ritornare alla funzione originaria dell’addizionale: ovvero utilizzarla per obiettivi precisi e dichiarati».

«Ora – continua il presidente provinciale dell’Anci – sui tagli dei trasferimenti dallo Stato si aprirà un duro contenzioso. E al di là degli schieramenti politici ci sarà sicuramente unanimità nella lotta. Perché di mezzo c’è la difesa degli interessi dei cittadini».

(13/09/2003)

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