Da Mercato delle scarpe alla Corsarola
Città Alta è piena di rattoppi

Piazza Mercato delle scarpe, stazione a monte della funicolare. Lo spettacolo peggiore è sempre qui. Come tre anni orsono, ma anche prima dato che, secondo i bene informati, il bruttissimo rattoppo in asfalto sarebbe stato cucito sul tradizionale selciato a lisca di pesce addirittura a cavallo tra gli anni Novanta e il 2000.

Il peggio si diceva: una scura cicatrice che, partendo da via Porta Dipinta sfregia l'intera piazza, restando prima ai suoi margini - con una specie di cordolo che si appoggia alla pavimentazione dei portici - e poi, più o meno all'altezza dell'antica cisterna, tagliandola col suo nastro di catrame scuro. Sarebbe uno scenario pessimo in periferia figuriamoci qui, nel cuore storico (e turistico) della città, dove ogni giorno centinaia e centinaia di persone si godono il bel viaggetto in funicolare e, una volta giunte sul colle, si trovano di fronte a questo brutto biglietto da visita. Un biglietto che, purtroppo, non è destinato a restare un caso isolato. Proseguendo, infatti, di rattoppi se ne incontrano che è un piacere o meglio un dispiacere. La Corsarola, il viale del passeggio centrale, è una specie di campo di battaglia dissestato, idem come sopra per via Donizetti. Anche piazza Reginaldo Giuliani non sta benissimo, anzi l'acciottolato che qui prende il posto del selciato a lisca di pesce è una specie di groviera con pezze messe in ordine sparso. E se i percorsi curati o comunque in condizioni decorose – come via Salvecchio o via Arena giusto per fare un paio di esempi – non mancano, l'incuria sembra prevalere con un po' troppa frequenza e nei punti più delicati e visibili.

Sul fronte opposto rispetto a piazza Mercato delle Scarpe, in quello che può essere considerato l'altro accesso ideale al centro storico, la Cittadella offre infatti uno scenario ancora più desolante: un percorso a ostacoli fatto anche qui di brutti rappezzi e buche che quando piove si trasformano in gigantesche pozzanghere.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 22 agosto

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