Rota Imagna, è giallo sul coltello
tra le mani della vittima

Sono sei i colpi di revolver che Claudio Pinto ha sparato da distanza ravvicinata a Felice Mariani. Uno alla schiena, uno in fronte, uno in faccia e tre al torace. Insomma, ha quasi i connotati dell'esecuzione la lite (provocata dai rumori che ossessionavano l'assassino) scoppiata sul pianerottolo e sfociata in sparatoria domenica mattina all'interno di una palazzina di via Sesto San Giovanni a Rota Dentro, frazione di Rota Imagna.

Felice Mariani, 71 anni, commerciante di Melzo che si trovava in villeggiatura con la compagna Giancarla Severgnini, scampata ai proiettili dell'omicida, è stato trovato supino all'interno dell'appartamento che Pinto, carpentiere di 37 anni, originario di Torre Santa Susanna (Brindisi) ma da tempo residente in Valle Imagna, aveva preso in affitto dal primo luglio. Secondo gli inquirenti la vittima potrebbe essere stata trascinata nell'abitazione dopo essere stata uccisa sul pianerottolo e questo perché, secondo chi indaga, nella mente dell'omicida sarebbe scattato il piano per architettare una finta colluttazione.

Pinto, così facendo, secondo i carabinieri tentava di dimostrare che era stato il vicino di casa ad aggredirlo e che lui aveva impugnato l'arma per difendersi. Vero che non ci sono segni di trascinamento (strisce di sangue) dal pianerottolo al corridoio dell'abitazione dell'omicida, ma è possibile che il carpentiere abbia ripulito parte delle tracce prima che arrivassero i carabinieri ad arrestarlo.

Altro mistero. Mariani è stato trovato con un coltello da cucina nella mano destra. È la prova che davvero il commerciante ha tentato di aggredire Pinto? No, anche perché chi indaga è più propenso a credere che anche questo faccia parte del tentativo di messinscena. Per i militari della compagnia di Zogno, coordinati dal capitano Filippo Bentivogli, il coltello – che fa parte della dotazione di posate di Pinto – sarebbe stato messo nella mano di Mariani dallo stesso assassino dopo aver ucciso la sua vittima. Non solo: c'è anche da appurare la natura del lieve taglio sulla gamba dell'omicida. Frutto di una colluttazione o una ferita che l'assassino si è autoinferto per sviare le indagini? Anche in questo caso gli investigatori propendono per la seconda ipotesi.

Altro piccolo giallo, le banconote insanguinate trovate nelle tasche della vittima: soldi di Mariani o denaro che Pinto gli ha infilato in tasca per fornire un'altra fondamenta al castello della sua messinscena? Saranno i rilievi della scientifica dei carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo a risultare determinanti per la dinamica dell'episodio. Svelato invece il mistero del frullatore. I vicini ieri avevano riferito che Pinto passava intere giornate a frullare. Che cosa? Vista la dedizione per un'attività che richiede al massimo qualche minuto, a un certo punto si era anche diffuso il sospetto che il carpentiere fosse solito mescolare cocaina con sostanze da taglio (la pratica dello shakeraggio è utilizzata da qualche pusher). Invece, s'è saputo che nel frullatore sono state ritrovate patate.

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