Tia, non c'è l'Iva ma si paga di più
E per ora non si parla di rimborsi

C'è tempo fino al 30 settembre per pagare la Tariffa di igiene ambientale (Tia): i bollettini stanno arrivando in questi giorni nelle case dei bergamaschi, e il Comune ha ampliato gli orari della divisione tributi per riscuotere la tassa e rispondere alle (numerose) domande dei contribuenti. Uno di questi quesiti rimane però tuttora irrisolto, ed è quello relativo al pagamento dell'Iva.

Un passo indietro: con una sentenza del luglio scorso, la Corte Costituzionale ha stabilito che la Tia è un tributo, non una tariffa, e come tale non è soggetta al pagamento dell'Iva. In teoria, questo dovrebbe significare per i contribuenti da un lato il rimborso dell'Iva versata negli anni scorsi, dall'altro una diminuzione del balzello da pagare di qui in avanti. Di fatto, però, non è così.

Da quest'anno, infatti, in applicazione alla sentenza e seguendo le indicazioni dell'Anci, Palafrizzoni si è fatto carico della riscossione della tassa, che fino all'anno scorso si pagava invece direttamente ad Aprica A2A che svolge in città il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Raccolta la Tia, il Comune la gira pari pari all'azienda per pagare il servizio di gestione della spazzatura. «Su questo pagamento, però, noi siamo obbligati a emettere fattura e, quindi, ad applicare al Comune l'Iva del 10%», spiegano da A2A. Un costo aggiuntivo che Palafrizzoni non può pagare di tasca propria, e che dunque fa ricadere di nuovo sul contribuente. Il quale così si ritrova a pagare ugualmente l'Iva, seppure per via «indiretta».

Se per le utenze domestiche (circa 57 mila in città) quindi, in sostanza le cose non cambiano («prima pagavano all'azienda 100, più 10 di Iva, ora versano 110 al Comune»), per i clienti commerciali la novità si trasforma in una vera beffa: «Dal momento che l'Iva non è esplicitamente esposta in fattura, come avveniva prima – proseguono da A2A – per le utenze commerciali non è più possibile scaricarla: sono loro i più danneggiati. In generale, comunque, non ci sono stati aumenti negli importi da versare, se non l'1,5% dovuto all'inflazione». La situazione sul fronte Iva ha scatenato nei giorni scorsi la protesta di Federconsumatori, ma la soluzione all'inghippo non può arrivare dal Comune o da A2A: deve essere lo Stato a pronunciarsi. E per il momento, comunque, niente rimborsi

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