Università, scure sui ricercatori
Ma Bergamo è in controtendenza

Il 1° di ottobre inizia il nuovo anno accademico tra le incertezze: da una parte prosegue l'iter della riforma Gelmini (si attende il nuovo passaggio alla Camera e si ipotizza il via libera definitivo per i primi mesi del prossimo anno) e dall'altro si preannuncia la scure sui finanziamenti ordinari e straordinari che prevederebbe un nuovo taglio fino a un miliardo di euro complessivi.

Per la nostra Università – già sotto finanziata come abbiamo più volte spiegato – significherebbe perdere l'ingresso di circa 5 milioni di euro con conseguenze pesanti sulla didattica ma anche sul personale docente e i ricercatori.

Una parte delle sigle sindacali del personale del pubblico impiego (Federazione sindacati indipendenti-Usae) – per la verità minoritaria – ha dichiarato lo sciopero per oggi, lunedì 26 settembre, mentre per l'8 ottobre c'è in calendario uno sciopero generale (con l'adesione per il momento della sola Flc Cgil).

Bergamo, in Italia, è in controtendenza: su un personale docente di 337 unità, ci sono 158 ricercatori, e tre anni fa erano 132. Un capitale umano e giovane molto importante. Per il prossimo anno, con l'adeguamento dei nuovi criteri per l'accesso alla docenza, sono previsti nove docenti di II fascia, 21 posti di I fascia e 11 posti di ricercatori.

Leggi tutti i dettagli su L'Eco di Bergamo del 27 settembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA