Un minuto con Dante
La falsa modestia

Dopo aver incontrato Virgilio, che lo ha salvato dai tre animali feroci che lo volevano morto, Dante pare deciso ad intraprendere insieme alla sua guida l'altro viaggio, quello che Dio gli ha riservato, attraverso i regni dell'oltretomba.

FALSA MODESTIA
IF  II, 43 ss.


«S'i' ho ben la tua parola intesa»,
rispose del magnanimo quell'ombra;
«l'anima tua è da viltade offesa;
la qual molte fiate l'omo ingombra
sì che d'onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand'ombra»
.

Dopo aver incontrato Virgilio, che lo ha salvato dai tre animali feroci che lo volevano morto, Dante pare deciso ad intraprendere insieme alla sua guida l'altro viaggio, quello che Dio gli ha riservato, attraverso i regni dell'oltretomba. Ma poco dopo è preso da dubbi e da esitazioni: non si ritiene all'altezza di un simile compito in passato affidato solamente ad Enea e a San Paolo. Il maestro interpreta la sua ritrosia chiamandola per nome: si tratta di viltà, cioè di pusillanimità, di meschinità travestita da modestia. Come ogni saggio educatore dovrebbe fare, Virgilio non giudica il discepolo, dicendogli in faccia che è un vigliacco, ma cerca di motivarlo spiegandogli che il suo viaggio è necessario ed è voluto da tre donne benedette: Maria, Lucia e Beatrice, in chiara antitesi con le tre belve, simbolo della perversione del cuore. Godendo della protezione di tali donne e contando su una guida così autorevole, perché dubitare? In effetti quello di Dante è un difetto di volontà non di intelligenza.

Enzo Noris

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