Treviglio: dopo l'omicidio di Silvia
37 donne denunciano abusi

Dopo la morte di Silvia Betti, ed è trascorso soltanto un mese dall'omicidio di Treviglio, sono già 37 le donne che hanno denunciato maltrattamenti all'apposito sportello. Intanto il marito dell'uccisa. Luigi Marenzi, resta in carcere a Bergamo.

«Il sacrificio di Silvia è servito per dare più coraggio alle donne, unite e determinate nel prevenire situazioni legate a maltrattamenti e abusi, purtroppo ancora una triste realtà tra tante coppie di coniugi». Questo il commento di Milva Facchetti, presidente dello «Sportello donna» di Treviglio, a un mese esatto dall'uccisione di Silvia Betti, la quarantottenne accoltellata per mano del marito Luigi Marenzi, nella loro abitazione trevigliese di piazza della Repubblica 2, la mattina di martedì 12 ottobre.

All'origine della violenza omicida del cinquantenne i continui litigi, ma soprattutto il non accettare l'intenzione della moglie di separarsi da lui. Un tragico episodio che aveva riproposto drammaticamente il problema della violenza subita dalle donne, in preoccupante incremento in città e zone limitrofe.

A lanciare il grido d'allarme era stato lo «Sportello donna», il centro ascolto e consulenza gestito dalla cooperativa «Sirio» da dieci anni, nel rispetto di una convenzione stipulata con l'amministrazione comunale. Da quel giorno 37 donne si sono rivolte allo sportello per segnalare abusi e maltrattamenti subiti dai rispettivi mariti, spinte dal desiderio di evitare tragedie familiari come quella costata la vita a Silvia Betti.

Intanto, il marito di Silvia Betti, Luigi Marenzi, 51 anni, resterà in carcere. Il Tribunale della Libertà ha infatti rigettato il ricorso presentato dal legale dell'uomo, l'avvocato Enrica Dominoni, con cui la difesa sosteneva l'insussistenza delle esigenze cautelari ravvisate dal gip di Bergamo.

In particolare, secondo la difesa non sussisterebbe alcun pericolo di reiterazione del reato. Il Riesame ha però rigettato l'istanza di scarcerazione e pertanto resta confermata, per Luigi Marenzi, la custodia cautelare nella casa circondariale di via Gleno, a Bergamo.
Leggi di più su L'Eco di venerdì 12 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA