Il generale Garibaldi disse:
«Bergamo città dei Mille»

Non è frutto di un geniale pubblicitario quel «Città dei Mille» che spicca sul gonfalone del Comune di Bergamo. Il motto, oggetto a suo tempo di scontro tra il sindaco Bruni e la Lega, è addirittura di pugno dello stesso Garibaldi.

Non è frutto di un geniale pubblicitario quel «Città dei Mille» che spicca sul gonfalone del Comune di Bergamo. Il motto, oggetto a suo tempo di scontro tra il sindaco Bruni e la Lega, è addirittura di pugno dello stesso Garibaldi. Lo testimonia Cesare Abba nelle sue memorie garibaldine «Da Quarto a Volturno».

Città dei Mille: non solo per il numero dei volontari (tra 170 e 180) che nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860 salparono alla volta della Sicilia, ma per il contributo che Bergamo diede alle lotte risorgimentali. Tra l'altro, all'impresa siciliana presero parte molti più dei volontari bergamaschi che si imbarcarono al seguito di Garibaldi.

Dopo Calatafimi, Palermo e Milazzo, Francesco Nullo venne inviato a Bergamo per procedere a nuovi arruolamenti. Per la spedizione dei Mille, assieme all'amico Francesco Cucchi, Nullo istituì un ufficio d'arruolamento in un teatrino in via Borfuro. Garibaldi voleva pochi ma buoni combattenti e fu compiuta una selezione molto severa.

Dal treno in partenza da Bergamo ne furono fatti scendere un bel numero. Erano ancora troppi, tanto che a Milano altri furono rimandati a casa. Quando partì per la seconda volta da Bergamo alla volta della Sicilia, Nullo aveva con sé 300 garibaldini.

Si calcola che i bergamaschi che combatterono per l'unità d'Italia risalendo con Garibaldi la penisola furono 500 o anche più; qualcuno azzarda la cifra di 900, ma dati ufficiali complessivi non ne esistono.

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