Indagini su Belotti e un sindaco leghista
L'assessore: Voglio essere sentito dal Pm

«Sono tranquillo. Ho sempre svolto un ruolo di mediatore fra
tifosi e istituzioni e da 15 anni sia prefetti che questori ne sono stati al corrente». Così Daniele Belotti in merito all'inchiesta ultrà che lo vede fra gli indagati, assieme anche a un sindaco leghista.

«Sono tranquillo e sereno. Ho sempre svolto un ruolo di mediatore fra tifosi e istituzioni e da 15 anni sia prefetti che questori ne sono stati al corrente e anzi mi hanno varie volte interpellato. Con il mio legale, l'avv. Antonio Cassera, ho chiesto al Pm di essere ascoltato per capire quali sono le accuse che mi vengono contestate».

E' la replica dell'assessore regionale al Territorio, il leghista Daniele Belotti, che compare tra gli indagati -assieme a un sindaco leghista - nell'inchiesta che a portato a decine di perquisizioni tra gli ultrà atalantini. Al politico è contestato il concorso esterno nell'associazione per delinquere ipotizzata dalla Procura di Bergamo, ma «bocciata» dal gip che non ha riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza per questo reato.

Belotti, secondo chi indaga, sarebbe «l'ideologo della tifoseria nerazzurra», il «trait d'union con le istituzioni» e il «consigliere personale» del leader della Curva Nord, Claudio «Bocia» Galimberti, colpito dal divieto di dimora a Bergamo e provincia. Belotti in una conferenza stampa ha ribadito il suo «ruolo di mediatore tra le istituzioni e la tifoseria organizzata noto da almeno 15 anni». 

L'assessore regionale ha poi aggiunto di non aver mai partecipato ad atti di violenza. Quanto alle cosneguenze politiche, Belotti ha detto di aver avvertito immediatamente i vertici del Carroccio dopo la perquisizione subìta e di aver chiesto un incontro con il Presidente Formigoni.

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