Bergamo, la scuola cattolica cresce
ma deve aprirsi di più al territorio

La scuola cattolica bergamasca cresce, ma corre il rischio di chiudersi eccessivamente in se stessa, dimostrando una certa resistenza nell'aprirsi alle diverse realtà del territorio». Lo ha detto monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la Scuola.

La scuola cattolica bergamasca cresce, ma corre il rischio di chiudersi eccessivamente in se stessa, dimostrando una certa resistenza nell'aprirsi alle diverse realtà del territorio». Lo ha detto monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la Scuola, durante l'incontro di studio «Eudcare alla vita buona del Vangelo» tenutosi martedì nella sale degli Angeli della casa del Giovane, a Bergamo.

«Per quanto riguarda i dati dell'Annuario 2010 della Scuola Cattolica bergamasca per l'anno scolastico 2010-11, raccolti dall'Osservatorio - ha spiegato monsignor Vittorio Bonati, delegato vescovile per la Scuola - , evidenzio il leggero aumento degli alunni della scuola cattolica primaria che passa da 4.636 alunni a 4.652 alunni rispetto allo scorso anno; la crescita degli alunni della scuola secondaria di I grado che passano da 3.058 a 3.141; mentre diminuiscono da 1.307 a 1.234 gli alunni della scuola secondaria di II grado e contestualmente aumentano da 922 a 1.177 gli alunni dei Centri di Formazione Professionale d'ispirazione cristiana».

«Per quanto riguarda il questionario, compilato dai gestori, sul tema “Scuola cattolica e territorio”, sorvolando sugli aspetti positivi emersi - quali il dialogo con i genitori sulle motivazioni che portano a volte all'aumento del contributo scolastico, l'alta partecipazione dei genitori alla vita della scuola cattolica, il protagonismo degli studenti alle attività e iniziative sociali, culturali e di solidarietà, la condivisione da parte dei docenti del progetto educativo della scuola, lo svolgimento delle due ore di religione cattolica - , emerge a mio parere - ha proseguito monsignor Bonati - un aspetto problematico, forse anche prevedibile: una certa chiusura, anche se non è mai corretto generalizzare, da parte delle nostre scuole cattoliche nel rapporto con la parrocchia, con le amministrazioni locali di riferimento, con l'Agesc, con la Diocesi, con la Fidae e con le scuole statali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA