Per kebab e take away
in arrivo un altro giro di vite

Verrà depositato ufficialmente martedì in Consiglio regionale il nuovo progetto di legge sulle «Disposizioni in materia di artigianato e commercio», che punta tra l'altro a «tutelare le attività storiche e tradizionali».

Lo hanno soprannominato «Harlem», evocando così la lotta al degrado avviata negli anni '90 in uno dei quartieri all'epoca più malfamati di New York. Verrà depositato ufficialmente martedì in Consiglio regionale il nuovo progetto di legge sulle «Disposizioni in materia di artigianato e commercio», che punta tra l'altro a «tutelare le attività storiche e tradizionali, fornendo alle amministrazioni locali uno strumento per il governo del territorio», e a «evitare la nascita di quartieri-ghetto».

La proposta porta la firma del gruppo consiliare della Lega Nord. Tra i vari punti affrontati c'è la possibilità, per i Comuni, di selezionare le attività commerciali da aprire in una determinata area, evitando eccessive concentrazioni ed eventualmente limitando, nei centri storici e nelle zone limitrofe, l'insediamento di negozi ed esercizi pubblici «che non siano tradizionali» (kebab, take away e affini...).

Il testo prevede che i Comuni potranno prevedere dei limiti di distanza tra le attività, evitando aperture troppo ravvicinate, se sussistono ragioni legate ad esempio alla sicurezza stradale o al disturbo della quiete pubblica. In generale, le aperture potranno essere oggetto di una pianificazione quadriennale (che indichi le «zone di tutela» e i «criteri qualitativi»), disposta dal Comune dopo aver consultato le associazioni dei consumatori, i commercianti e i sindacati.

Per vendere alimenti, se le norma sarà approvata, bisognerà dimostrare di conoscere l'italiano e si avrà l'obbligo di esporre nei negozi le indicazioni sui prodotti nella nostra lingua. In più, tra i requisiti per avviare un'attività, non basterà più l'iscrizione all'Inps per almeno due anni, ma sarà richiesta anche la certificazione del regolare versamento contributivo.

Leggi di più su L'Eco in edicola martedì 8 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA