Figlia morì, madre riapre il caso
Condannato autista di furgone

L'istinto di una madre e quello di un vecchio maresciallo dei carabinieri. È partito da qui il lungo cammino per restituire giustizia a Tanya Manella, la quindicenne morta in scooter a Endine nel 2008, dopo che l'inchiesta per omicidio colposo era stata archiviata.

L'istinto di una madre e quello di un vecchio maresciallo dei carabinieri a fine corsa. È partito da qui il lungo cammino per restituire giustizia a Tanya Manella, la quindicenne morta in scooter a Endine il 26 agosto 2008, dopo che l'inchiesta per omicidio colposo a carico di A. P., 62 anni, di Endine, l'autista del furgone che la ragazza aveva tamponato, era stata archiviata.

Stando ai primi accertamenti, la colpa pioveva infatti sulla studentessa. «Mi dicevano che, fosse rimasta in vita, mia figlia sarebbe stata multata - confessa Rosi Rota -. Io non ci ho mai creduto, era troppo prudente. Non mi sono rassegnata e alla fine ho avuto ragione».

Giovedì 24 marzo A. P., davanti al gup Masia, ha patteggiato un anno con la condizionale e con sospensione della patente per due anni. Questa vicenda è la rivincita di una madre su un malcostume stradale privo di scrupoli che antepone gli interessi personali alla verità.

Perché, si è poi scoperto che l'autista aveva spostato il furgone prima che arrivasse la polizia stradale, per coprire una manovra azzardata e indurre gli agenti a credere che la responsabilità fosse tutta della ragazzina, il cui corpo giaceva lì a pochi metri.

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