Tornate a casa dopo tre secoli
In mostra le lame di Gromo

Quando ha accostato al muro quell'alabarda e ha visto la corrispondenza perfetta con l'affresco, quel filo spezzato 345 anni fa si è riannodato davanti ai suoi occhi. «E che soddisfazione, pensare che è da quando avevo 17 anni che sognavo di riportare a Gromo le sue armi».

Quando ha accostato al muro quell'alabarda e ha visto la corrispondenza perfetta con l'affresco, quel filo spezzato 345 anni fa si è riannodato davanti ai suoi occhi. «E che soddisfazione, pensare che è da quando avevo 17 anni che sognavo di riportare a Gromo le sue armi».

Sì, perché che questo paese dell'alto Serio nel Cinquecento fosse la patria delle lame, al pari di Toledo in Spagna e Solingen in Germania, Nave e Caino nel Bresciano, lo si è sempre saputo. A ricordarlo c'erano gli affreschi e portali che decorano gli antichi palazzi, soprattutto palazzo Milesi, oggi sede del Comune.

Un'arte di precisione che portò Gromo nel mondo, fino all'America Latina e al Nord Africa, dove vennero vendute spade e schiavone, storte e daghe. Che fecero la ricchezza di parecchie famiglie del paese: i Ginami, gli Aquilina, gli Scacchi, gli Zucchinali, i Negroni, tutti cognomi che si trovano punzonati sulle lame del XVI e del XVII secolo, ma che erano già attivi nel Quattrocento.

Ma di quel mondo non è rimasto nulla, fino a ieri. Fu spazzato via da un'enorme frana, quella scesa a valle nel novembre del 1666. Distrusse la zona di Gromo compresa tra i fiumi Serio e Goglio e, con questa, le sue trenta fucine, armi comprese.

«L'unico modo per testimoniare questo pezzo di storia era di trovare un'arma fabbricata qui, un pezzo che si rifacesse a quelli dipinti nei nostri affreschi». A parlare è quel ragazzo di 17 anni ora cresciuto: Luigi Santus, il sindaco di Gromo. Due anni fa la scoperta: «Ho trovato un'alabarda che corrisponde a quella dipinta sull'affresco della nostra sala delle armi, e da allora non ci siamo più fermati».

Contatti su contatti, ricerche negli archivi, tra i collezionisti, Tanto che sabato 9 aprile Gromo ha inaugurato la mostra delle sue armi. Non una semplice esposizione di lame e coltelli: per i discendenti degli Scacchi e dei Ginami è molto di più, significa, per dirla con il sindaco Santus, artefice di questo percorso di ricerca, che «le armi di Gromo sono tornate a casa».

A palazzo Milesi, proprio sotto gli affreschi che li riproducono, si possono ammirare una settantina di pezzi d'epoca, una ventina fabbricati proprio a Gromo.

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