Schilpario, spazio della memoria
in ricordo di Paolo Impellizzeri

Un anno fa, il 17 maggio 2010, si spegneva dopo una dolorosa malattia il nostro collega Paolo Impellizzeri. Sulle pagine de L'Eco di Bergamo il ricordo del giornalista, siciliano di nascita e bergamasco di adozione, con uno scritto della sorella Pina Spadaro.

Un anno fa, il 17 maggio 2010, si spegneva dopo una dolorosa malattia il collega Paolo Impellizzeri. Oggi ricorda il giornalista, siciliano di nascita e bergamasco di adozione, la sorella Pina Spadaro, che ha scritto queste parole: «Nel primo anniversario della morte di Paolo, rivolgendo a lui un pensiero e una preghiera, mi commuove la possibilità di ricordarlo dalle pagine de "L'Eco", il suo giornale, ai colleghi, a tutti coloro che gli furono vicini durante la sua sofferenza, agli amici di Schilpario che hanno esaudito il suo desiderio di riposare là dove trascorreva le sue vacanze».

A Schilpario Paolo Impellizzeri ha donato i suoi 5.000 libri che, sotto il coordinamento del bibliotecario e amico Paolo Grassi, stanno per essere catalogati e che troveranno posto nella nuova ala della biblioteca, inaugurata sabato. «La nostra biblioteca – dice il sindaco Gian Mario Bendotti – è intitolata a monsignor Andrea Spada. E ora vi troveranno posto anche i libri di Paolo: insomma, quello che stiamo sottolineando è un legame profondo tra la comunità di Schilpario e "L'Eco di Bergamo". Inoltre sto contattando gli amici di Paolo per dare vita a un'iniziativa in suo ricordo, da ripetere ogni anno in agosto. E poiché nella nostra biblioteca sta prendendo forma uno "spazio della memoria" che renda vivi e presenti nel tessuto del paese la storia di Schilpario e tutti coloro che in ogni modo hanno contribuito ad accrescere la dimensione culturale del paese, l'idea è di indirizzare la prima iniziativa in ricordo di Paolo proprio allo "spazio della memoria". Potremmo iniziare dall'acquisto degli arredi per questa sezione».

Paolo Impellizzeri aveva scoperto la Valle di Scalve negli Anni Settanta, attraverso un invito di Gian Mario Bendotti. Quella prima volta, non avendo la patente, era arrivato in taxi, lui e la sua valigia piena di libri. Non si era più mosso. Mai stato uno sportivo, mai sentito il fascino dell'inerpicarsi sulle vette. Preferiva contemplarle dal basso, dal tavolino del Bar Centrale dove giocava interminabili partite di scopa con monsignor Andrea Spada, leggeva, discuteva con tutto il paese.

Anno dopo anno il rapporto si era approfondito, finché espresse il desiderio di essere sepolto nel piccolo cimitero di montagna. Scapolo, con i familiari in Sicilia, viveva di amicizie e quelle dei montanari sono spesso più calde e salde di quelle dei cittadini. Impellizzeri aveva cominciato al «Giornale di Bergamo» negli Anni Sessanta, finita la maturità, e ci era rimasto fino alla chiusura, nel 1980, con responsabilità nei più diversi campi, dagli Interni ed Esteri agli Spettacoli. Lavorò poi a «Bergamo Oggi», a «Il Giornale di Bergamo Oggi», infine a «L'Eco». Il suo credo giornalistico si riassumeva in un comandamento: le notizie vanno date tutte e vanno scritte in italiano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA