Quanto «Il Gato» balla sui tetti
e i palazzi diventano palestra

Federico «Gato» Mazzoleni ai felini non sembra aver rubato solo il soprannome. Lo osservi mentre salta su muri, passeggia come un equilibrista lungo ringhiere di metallo larghe pochi centimetri, scivola a quattro zampe in spazi angusti e l'accostamento viene spontaneo.

Federico «Gato» Mazzoleni ai felini non sembra aver rubato solo il soprannome. Lo osservi mentre salta su muri, passeggia come un equilibrista lungo ringhiere di metallo larghe pochi centimetri, scivola a quattro zampe in spazi angusti e l'accostamento viene spontaneo: un gatto, anzi un «gato», come ama definirsi lui stesso. Ma qui non è solo questione di doti naturali.

Di mezzo ci sono anni di allenamento e una pratica assidua. Assieme a Viviano Gabrieli, Federico rappresenta infatti uno dei pochi istruttori di parkour in Italia, sicuramente il primo ad averlo proposto a Bergamo con corsi che si rivolgono a un pubblico più ampio rispetto alla ristretta cerchia di giovanissimi già appassionati alla disciplina. Cos'è il parkour? Per dirla in due parole: l'arte dello spostamento.

Una danza nell'aria fatta di balzi e acrobazie frutto di una conoscenza del proprio corpo che va di pari passo a quella delle proprie paure e dei propri limiti con l'obiettivo di vincerli. Perché essere in grado di superare un ostacolo non fa bene solo al fisico, ma anche alla mente. «Sicuramente migliora l'autostima - affermano i due giovani istruttori (26 anni Federico e 32 Viviano) - noi insegniamo proprio questo: non uno sport urbano, ma una disciplina per allenare corpo e mente a lavorare assieme».

La città come una infinita palestra. Anche a Bergamo è così. Basta qualche muretto, un ostacolo e il gioco è fatto. Con alcune zone diventate ormai veri luoghi di training, oltre che di aggregazione: la Rocca, i «Pollai» a Loreto e più in generale l'intero centro storico. Attenzione però: i rischi oggettivi non mancano.

«Le lezioni - aggiungono - sono dedicate in buona parte alla preparazione atletica, essendo una pratica che coinvolge tutto il corpo. Poi, poco a poco, ci si avvicina alle tecniche di base come il salto di precisione, i volteggi per il superamento degli ostacoli, il wall running che utilizza un muro per andare più in alto o il tic tac, una specie di rimbalzo che sfrutta invece una superficie per dirigersi nella direzione opposta. Non si tratta di esercizi fini a se stessi. Al di là del divertimento, si hanno dei benefici a livello di forma fisica e della struttura muscolare, senza trascurare la maggiore sicurezza che si acquista nei movimenti abituali, un aspetto fondamentale per i bambini sempre meno abituati a relazionarsi con l'ambiente».

Leggi di più su L'Eco di domenica 29 maggio

© RIPRODUZIONE RISERVATA