Mons. Beschi ha ordinato 13 sacerdoti
Testimoni di unità tra cielo e terra

Tredici giovani che diventano sacerdoti nella nostra diocesi sono un segno che non può passare inosservato. Un segno che si svela a partire dalle piccole cose: dal bianco e giallo degli addobbi, dei fiori e dei nastri che hanno ravvivato le tredici parrocchie d'origine.

Tredici giovani che diventano sacerdoti nella nostra diocesi sono un segno che non può passare inosservato. Un segno che si svela a partire dalle piccole cose, quelle più concrete: dal bianco e giallo degli addobbi, dei fiori e dei nastri che hanno ravvivato le tredici parrocchie d'origine già nei giorni precedenti l'ordinazione, dal suono delle campane che è riecheggiato sabato nel pomeriggio fra i turisti di Città Alta, dalle centinaia di persone che hanno affollato il Duomo.

Al di là di questo, questi giovani sono loro stessi un segno, rilevante e incisivo, della fecondità della Chiesa di Bergamo, della grazia e dell'azione dello Spirito che percorre le comunità a volte in modo inaspettato e sorprendente. Questi giovani sono un regalo per tutti e, ricevendo il sacramento dell'Ordine, sono diventati, come pronunciato dal vescovo nell'omelia, «sacramento vivente».

La solenne celebrazione si è svolta sabato in cattedrale ed è stata presieduta dal vescovo monsignor Francesco Beschi. Sull'altare, accanto a lui, due vescovi e tre abati concelebranti, oltre al vicario generale monsignor Davide Pelucchi, al rettore del Seminario monsignor Pasquale Pezzoli e a molti sacerdoti.

L'ingresso nel duomo gremito ha fatto spuntare le prime lacrime di commozione fra gli ordinandi, poi subito le parole rassicuranti del vescovo: «Vi saluto con affetto e vi auguro di vivere bene questi momenti che sono l'inizio di una vita nuova». Il grazie di monsignor Beschi è andato subito ai genitori dei novelli sacerdoti, alle famiglie, alle comunità, alle persone che hanno comunicato a loro la fede, al Seminario.

Ai tredici giovani si è rivolto il vescovo nell'omelia, svelando la grandezza del dono del sacerdozio e dicendo a loro: «Siete testimoni di speranza, testimoni della presenza e della vita di Gesù». È il tema della speranza che ha aperto la riflessione. «Sappiamo quanto bisogno ne abbiamo. Voi siete testimoni di una speranza che è infinitamente più grande di voi».

Nella testimonianza del sacerdote vi sono anche «parole e segni che non sono vostri - ha continuato monsignor Beschi -. Siete mandati a dire la Parola del Signore e a compiere i suoi gesti. Voi stessi siete diventati un segno della sua presenza, un sacramento vivente, una vivente Parola del Signore. Questa è la vostra missione».

Il vescovo li ha chiamati «testimoni di Cristo, della sua vita, dell'unità fra la terra e il cielo» e, come spesso fa nelle sue omelie, ha regalato un'immagine, questa volta così poetica, così intimamente profonda. «Il cielo e la terra si toccano sulla linea dell'orizzonte. Gesù è il nostro orizzonte, la nostra meta. In Lui la terra e il cielo non sono più separati, ostili, estranei. Il cielo e la terra si toccano nel cuore di ogni uomo che è fatto di terra e di cielo».

Ecco i nomi e le parrocchie di provenienza dei tredici nuovi sacerdoti: don Gabriele Bonzi di San Pellegrino Terme, don Daniel Boscaglia di Cologno al Serio, don Alex Carlessi di Sedrina, don Giovanni Crippa di Pontida, don Daniele Filippoli di Cavernago, don Gianpaolo Ghisleni di Bonate Sotto, don Morris Pagnoncelli di Bottanuco, don Simone Pelis di Pedrengo, don Davide Perico di Azzano San Paolo, don Lorenzo Quadri di Torre de' Roveri, don Mattia Ranza di Fino del Monte, don Davide Rota Conti di Torre Boldone e don Francesco Sanfilippo di Nembro.

Leggi su L'Eco di domenica 5 giugno le due pagine sull'argomento con le interviste ai tredici nuovi sacerdoti

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