Circoscrizioni ridotte a tre
«Date più voce ai quartieri»

Con la riforma, da sette a tre Circoscrizioni, varata durante la Giunta Bruni e partita nel 2009, il sistema ha perso ulteriormente smalto, scricchiola e perde colpi sia sul piano politico che su quello gestionale. Ciononostante si sta tentando di salvare il salvabile.

Almeno su una cosa sono tutti d'accordo. Senza alcuna mediazione sarebbe il caos. La giungla dei comitati, per dirla in maniera colorita. La dimostrazione è fresca e arriva da quelle realtà sotto i 100 mila abitanti, dove le Circoscrizioni sono state recentemente abolite. Cesena, Forlì, Arezzo, Pisa, giusto per citarne qualcuna. Tutte o quasi sono dovute correre ai ripari con forum di partecipazione, Consigli di quartiere o organismi simili.

Diversa la formula, identico o quasi il succo, inteso come la necessità di individuare uno strumento in grado di riavvicinare il governo centrale al territorio, favorendo allo stesso tempo la presenza dei cittadini nella vita amministrativa. Un ruolo che – storicamente – spettava ai parlamentini, ma che la finanziaria 2010 ha, salvo recuperi in extremis, definitivamente pensionato a partire dal prossimo mandato amministrativo.

Bergamo? Non fa eccezione. Con la riforma da sette a tre Circoscrizioni, varata durante la Giunta Bruni e partita nel 2009, il sistema ha perso ulteriormente smalto, scricchiola e perde colpi sia sul piano politico che su quello gestionale. Ciononostante si sta tentando di salvare il salvabile e il dibattito ondeggia tra critiche e appelli affinché a fine mandato, i parlamentini non vengano cancellati del tutto. Auspicio quest'ultimo condiviso anche da Palafrizzoni.

«Stiamo facendo tutto il possibile – dice il sindaco Franco Tentorio – perché la legge venga modificata e i parlamentini sopravvivano almeno nelle città sopra i 100 mila abitanti. Questi organismi hanno una funzione importante, rappresentano infatti la miglior forma di partecipazione alla luce dell'investitura popolare attraverso il voto. Un filtro in grado di favorire il decentramento amministrativo».

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