Palasport: ieri l'Alpe, oggi la Foppa
Stessi problemi dopo trent'anni

Ieri l'Alpe e il basket. Oggi la Foppa e il volley. Trent'anni dopo lo stesso problema, ovvero l'inadeguatezza del Palasport, che nei primi anni Ottanta fu risolto grazie alla collaborazione tra l'Alpe e l'amministrazione comunale, allora come oggi proprietaria della struttura di via Cesare Battisti. Scongiurando così il concreto rischio di un trasferimento in altra città di una squadra che in quel momento (come la Foppa oggi) era un simbolo di Bergamo.

Correva l'estate del 1983 e l'Alpe degli indimenticabili Jura e Carera, con Recalcati allenatore, aveva da poco festeggiato la storica promozione in serie A1. Ma l'euforia durò poco, perché la Federbasket ricordò subito alla dirigenza che la capienza minima per ospitare la massima categoria era di tremila posti, e pertanto i 2.700 per i quali era omologato il Palasport erano insufficienti.

«Fu una tegola - ricorda Dante Signorelli, all'epoca presidente dell'Alpe - che mi cadde addosso all'improvviso anche perché chi, da Roma, mi comunicò la notizia fu inflessibile. Lì per lì vidi sfumare nel nulla quello straordinario risultato, conseguito sul campo grazie anche all'appassionato sostegno dei tifosi che avevano riempito all'inverosimile il palazzetto di via Battisti».

E come andò a finire? «Senza perdere un istante trovammo la soluzione vincente, allestendo una tribunetta supplementare in tubi dalla parte dell'ingresso principale». Anche Luciano Bonetti, patron della Foppa, ha ipotizzato nel recente incontro con il sindaco Franco Tentorio la realizzazione della tribunetta supplementare per risolvere il problema della capienza minima degli impianti destinati a ospitare le gare del campionato di serie A1 di volley.

Corsi e ricorsi storici: trent'anni dopo, allo stesso problema si potrebbe trovare identica soluzione.

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