L’agguato il 25 marzo del 1994

Flavio Galessi era stato ucciso venti minuti dopo la mezzanotte del 25 marzo del 1994 nel piazzale del supermercato Ipercoop di via Gozzoli, quartiere degli Olmi, a Milano. Il quarantaquattrenne era il capo scorta che con due colleghi della Fidelitas doveva prelevare l’incasso dalla cassa continua. I banditi, appostati dietro una siepe, avevano sparato con dei mitra kalashnikov non appena due dei tre vigilantes erano scesi dal furgone Bedford. Galessi, che aveva fama da duro ed era stato anche campione mondiale di arti marziali (full contact), non era scappato e aveva risposto al fuoco con la sua pistola calibro 7,65, prima di accasciarsi sull’asfalto trafitto dai colpi dei mitragliatori dei banditi che erano riusciti a trapassare il suo giubbotto antiproiettile. 
Il collega che era al volante del furgone era fuggito col mezzo, come prevede il regolamento. Il terzo vigilante era invece stato aggredito da due banditi che, per costringerloa rivelare come si sganciava il sacco coi soldi dalla cassa continua, non avevano esitato a sparargli in un fianco (90 giorni di prognosi). La guardia giurata non aveva però parlato e i rapinatori erano dovuti fuggire, perché in aiuto dei colleghi stava nel frattempo arrivando un metronotte. Per Flavio Galessi non c’era più nulla da fare.
Gli assassini sembravano essere svaniti nel nulla: per cinque anni gli inquirenti non avevano saputo imboccare alcuna pista per giungere ai responsabili. La svolta era arrivata in modo rocambolesco, grazie a una coincidenza fortuita, dopo l’assalto a un furgone portavalori messo a segno il 14 maggio 1999 in via Isimbardi a Milano, con le stesse cruente modalità. Colpo che era finito in un servizio di cronaca sul Tg5 e che era stato visto da un collaboratore di giustizia. L’uomo si era così ricordato che cinque anni prima era stato contattato da alcuni conoscenti per organizzare una rapina a un furgone portavalori nei pressi del supermercato Ipercoop. 
Altri due collaboratori di giustizia avevano confermato di aver effettuato dei sopralluoghi, confessando di essersi tirati indietro all’ultimo momento dopo aver capito che in quell’assalto ci sarebbe scappato il morto. Alla fine i tre erano stati ritenuti credibili e così, indagando, gli investigatori erano giunti a Bestetti, Dorovic e Sainovic. I tre si sono sempre dichiarati estranei all’omicidio. Dorovic e Sainovic hanno rimediato la condanna definitiva. Per Bestetti, dopo l’ergastolo inflittogli dalla Corte d’assise di Milano, ci sono altri due gradi di giudizio.

(21/03/2008)

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