Atalanta, ecco cosa fare
per ricorrere contro la decisione

Il giorno dopo la sentenza della Corte di giustizia Federale relativa al Calcioscommesse, tutti gli avvocati si sono subito messi al lavoro per ricorrere in 3° grado, strada che verrà percorsa da quasi tutti i tesserati e le società condannati.

Il giorno dopo la sentenza della Corte di giustizia Federale relativa al Calcioscommesse, tutti gli avvocati si sono subito messi al lavoro per ricorrere in 3° grado, strada che verrà percorsa da quasi tutti i tesserati e le società condannati. Abbiamo chiesto all'avvocato bergamasco Cesare Di Cintio, esperto di diritto sportivo, quali sono le alternative e come funzionano i vari procedimenti. Premessa: fino al 2° grado si è trattato di giustizia interna alla Figc.

Ora si esce dalla Federcalcio e ci si rivolge al Coni. Lì ci sono due organi: l'Alta corte di giustizia e il Tnas, Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport. Si tratta di organi alternativi poiché giudicano sulla base di presupposti differenti: Uno o l'altro. Gli avvocati, una volta ottenute le motivazioni della sentenza della Corte di giustizia federale, per l'impugnazione avranno 30 giorni di tempo. L'Alta corte di giustizia istituita presso il Coni è l'ultimo grado della giustizia sportiva per controversie relative a diritti indisponibili, o per le quali non sia prevista la competenza del Tnas. «Ci sono due condizioni di ammissibilità – spiega Di Cintio –: la notevole rilevanza della controversia per l'ordinamento sportivo nazionale e che siano stati espletati tutti i precedenti gradi di giudizio della giustizia sportiva».

Ricordiamo che per diritti indisponibili si intendono quei diritti di cui i soggetti non possono disporre, come i diritti della personalità, dello status, della qualità delle persone. All'opposto sono diritti disponibili i diritti di cui i soggetti possono disporre, e in genere sono di tipo patrimoniale. «All'Alta corte possono ricorrere sia i tesserati che le società – continua l'avvocato –. È un organo di giudizio importantissimo anche per l'interpretazione delle norme. Se posso fare un esempio si potrebbe fare ricorso all'Alta corte ad esempio per contestare l'essenza stessa della responsabilità oggettiva. Al Tnas, invece, secondo me si potrebbe fare ricorso per discutere l'applicazione e la graduazione della sanzione conseguente alla responsabilità oggettiva. Tutto dipende dalle strategie difensive e da cosa si vuole contestare del provvedimento di secondo grado».

 Il ricorso all'Alta corte viene notificato alla controparte (in questo caso la Figc) e depositato: la controparte ha 10 giorni di tempo per presentare le controdeduzioni. Su istanza del ricorrente, se ci sono motivi di urgenza, può essere richiesta un'abbreviazione dei termini. Se il ricorso viene considerato ammissibile, parte l'istruttoria e si fa un processo come nei due gradi precedenti: da una parte c'è l'avvocato del ricorrente, dall'altra quello della Figc. A decidere è un collegio di cinque giudici. Si possono produrre prove e alla fine della discussione la corte si riunisce in camera di consiglio ed emette il provvedimento. Il ricorso al Tnas Si ricorre al Tnas per controversie concernenti diritti disponibili (come detto soprattutto di natura economica) e per tutte le questioni rilevanti solo nell'ordinamento sportivo. «Anche in questo caso devono essere già stati superati i precedenti gradi di giudizio sportivo – aggiunge Di Cintio -. La parte ricorrente nomina un arbitro, la Figc ne nomina un secondo e i due arbitri designati insieme nominano il presidente del collegio arbitrale. Gli arbitri vengono scelti da un apposito elenco presso il Coni. Nella prima udienza è possibile esperire un tentativo di conciliazione. Se la conciliazione non avviene, si va in udienza: possono essere presentate memorie, sentiti testimoni, prodotte consulenze tecniche». Alla fine dell'istruttoria, il collegio arbitrale emette la sentenza, più esattamente il lodo arbitrale. Se non si è soddisfatti delle decisioni dell'Alta corte o del Tnas, c'è un'ulteriore via da percorrere: la giustizia ordinaria.

«C'è la possibilità di uscire dalla giustizia sportiva dopo i tre gradi di giudizio – dice l'avvocato Di Cintio –, ma a certe condizioni se non si vuole violare la clausola compromissoria. L'organo competente è il Tar del Lazio sede di Roma sezione Terza Ter. Il ricorso dipende da quello che si vuole impugnare, il lodo arbitrale o la pronuncia dell'Alta corte. La giurisprudenza in questo senso è in evoluzione. La Corte Costituzionale infatti ha dato un'interpretazione restrittiva, in conseguenza alla quale, in sostanza, è più difficile ricorrere alla giustizia ordinaria per annullare un provvedimento disciplinare, piuttosto che per ottenere un risarcimento per un provvedimento ritenuto illegittimo». Poi ci sono tutte le altre possibilità previste dalla giustizia ordinaria, fino ai ricorsi alla Corte Europea. Ma adesso questi sono scenari molto lontani.

Katiuscia Manenti

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