Casa in centro Bergamo e due Jaguar
Ma al fisco dichiara 9 mila euro

Qualche pesce grosso, nel mare magnum dell'evasione fiscale, lo hanno pescato. Come quell'imprenditore, titolare di una società, con casa in viale Vittorio Emanuele II, due Jaguar intestate e un reddito dichiarato quasi da fame.

Qualche pesce grosso, nel mare magnum dell'evasione fiscale, lo hanno pescato. Come quell'imprenditore, titolare di una società, con casa in viale Vittorio Emanuele II, due Jaguar intestate e un reddito dichiarato quasi da fame: 9 mila euro all'anno per un nucleo familiare di tre persone. O quell'altro che di imprese ne ha più d'una, anzi tre, oltre a un appartamento di 8 vani in centro, un'auto, una moto e un rimorchio. Dichiarazione dei redditi? 14 mila euro. Sono solo alcuni degli esempi di presunti evasori fiscali finiti nella «rete» dell'ufficio Tributi di Palazzo Frizzoni. Soldi su cui la stessa amministrazione comunale conta per far quadrare i propri bilanci, dato che parte dei proventi (oggi è il 50 per cento di quanto recuperato dallo Stato) spettano per legge all'ente locale che ha permesso di scoprire l'evasione. E se la manovra economica allo studio del governo non cambierà ancora, in futuro il Comune potrà far suo il 100 per cento del sommerso che sarà stato capace di riportare a galla. Poveri, ma con casa in Città Alta L'attività di contrasto all'evasione fiscale da parte dei Comuni funziona grazie a una stretta collaborazione con l'Agenzia delle Entrate, frutto di una normativa del 2006 che sta cominciando oggi a dare i suoi risultati. Bergamo è capofila in questo settore, poiché fra le prime città a dar vita alla collaborazione con le Entrate. Come? Grazie a un'applicazione informatica tutta «made in bg», messa a punto dall'ufficio Tributi, e da cui molte amministrazioni comunali oggi vogliono trarre spunto per stanare i furbetti di casa loro.

È così che gli «007» comunali hanno scoperto il caso dell'imprenditore di viale Vittorio Emanuele che, a fronte di un reddito di 9 mila euro, girava con due Jaguar. La prova del nove l'hanno avuta quando hanno scoperto che pagava 16 mila euro l'anno solo di affitto per l'immobile dove ha sede la sua società. Ed è sempre con i controlli incrociati che il Comune ha incastrato un restauratore con casa in Città Alta: dichiarava 6 mila euro all'anno di reddito, ma fra le carte del settore Edilizia privata di Palazzo Uffici risultava incaricato di diversi lavori di ristrutturazione ben più remunerativi.

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