Viaggio dentro i quartieri
Loreto invecchia come la città

Loreto invecchia, come la città. Invecchia nei suoi diversi volti, il piccolo nucleo storico attorno alla chiesa, gli insediamenti nati fra gli Anni Cinquanta e Sessanta. L'inchiesta dentro in quartiere di Loreto su L'Eco di Bergamo in edicola oggi.

Loreto invecchia, come la città. Invecchia nei suoi diversi volti, il piccolo nucleo storico attorno alla chiesa, gli insediamenti nati fra gli Anni Cinquanta e Sessanta. Il centro anziani, accanto alla sede della circoscrizione in largo Röntgen, conta circa seicento iscritti ed è forse il più frequentato della città. Loreto invecchia da un lato, si ripopola dall'altro: le case popolari del quartiere da alcuni anni vengono occupate soprattutto da famiglie immigrate, provenienti in particolare dal Sud America.

Dice Barbara Mazzoleni che abita in via Pasteur e insegna nella scuola media Amedeo di Savoia: «Il nostro è un quartiere complesso. È un quartiere aperto, nel senso che non è ben delimitato come Longuelo o come il Villaggio degli Sposi. Il nuovo centro pastorale è importante anche per l'aggregazione ed è baricentrico rispetto alle diverse anime del quartiere».

Il nucleo attorno alla parrocchiale rappresentò l'intera Loreto fino ai primi Anni Cinquanta. Contava circa novecento abitanti. Il secondo nucleo è rappresentato dalla parte periferica delle vie Broseta e XXIV maggio, costruite nella seconda metà degli Anni Cinquanta; altri due punti di sviluppo hanno come centro le piazze Varsavia e Risorgimento; l'ultima zona urbanizzata è quella delle case popolari attorno a largo Röntgen.

Luigi Acquaroli è nato a Loreto 68 anni fa, da ventotto gestisce l'Alex Bar, al semaforo fra via IV novembre e via Broseta. Racconta: «Mi ricordo bene la fine degli Anni Quaranta, i primi Cinquanta quando Loreto erano la chiesa, la campagna, le cascine. La sera con i bastoni andavamo a spingere le mucche verso le stalle e giocavamo a calcio per strada. A Loreto il mondo è cambiato nella seconda metà degli Anni Cinquanta».

Un mondo contadino che nel giro di dieci anni è diventato città. I registri parrocchiali dell'Ottocento specificano il mestiere degli abitanti. La maggior parte era formata da contadini. Al secondo posto i pescatori. Dice monsignor Mario Peracchi, parroco per ventotto anni di Loreto, fino al mese scorso: «Nella zona da qui verso sud era tutto acquitrino, erano paludi, stagni. Il pesce abbondava e la gente di qui lo catturava e andava venderlo in Città Alta e nei borghi».

L'inchiesta su L'Eco di Bergamo oggi in edicola

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