Yara, un Dna porta all'assassino?
Il pm: «Non posso dire nulla»

La sensazione è che il cerchio delle indagini sull'omicidio di Yara si stia chiudendo attorno a un gruppo di persone e la pista del Dna o di un profilo genetico riconducibile a un parente dell'assassino sia quella che potrebbe portare alla soluzione del caso.

Eco di Bergamo - PROVINCIA - Articolo

Potrebbe condurre alla soluzione del giallo, oppure non portare risultati. Neanche gli esperti di genetica che lavorano al caso – fanno sapere gli inquirenti – sono concordi sulla bontà della pista imboccata in questi giorni dagli investigatori.

Ma una cosa è certa: in questo momento la partita ruota tutta intorno a presunte «somiglianze» che sarebbero state riscontrate fra almeno due profili genetici prelevati nel corso dell'inchiesta e la traccia biologica scoperta sugli indumenti di Yara.

L'ipotesi di lavoro è che, grazie a questi profili, si sia individuato il ceppo familiare di chi ha lasciato quella traccia sulla ginnasta uccisa: per questo sono ora in corso attività investigative che puntano a ricostruire legami di parentela e soprattutto ad acquisire nuovi profili genetici, fra cui – è la speranza degli investigatori – quello pienamente corrispondente alla traccia trovata sui vestiti della vittima.

Accertamenti che in questo momento la polizia starebbe eseguendo nella Bergamasca: nulla trapela in questa fase, ma secondo le prime indiscrezioni i profili genetici ritenuti interessanti apparterrebbero a persone italiane residenti in provincia.

Il giallo delle corrispondenze
Nulla filtra da ambienti investigativi riguardo alla concretezza degli elementi in possesso degli inquirenti. Quale grado di affinità è stato effettivamente riscontrato fra i profili genetici ritenuti interessanti e le tracce sugli abiti di Yara? Si è potuto apprendere soltanto che neppure gli esperti sarebbero concordi nel dare per assodato il legame di parentela, ma che si tratterebbe di un'ipotesi di lavoro, meritevole di essere approfondita come lo sono state altre in precedenza (purtroppo senza gli esiti sperati). Di certo c'è che il lavoro in queste ore ferve e che per concludere le verifiche in questa direzione ci vorrà tempo.

Il pm: la svolta non c'è
«Non posso dire nulla, c'è il segreto istruttorio», si è limitata a dire ieri il pm Letizia Ruggeri, intervistata da alcuni cronisti fuori dalla Procura. Nulla riguardo all'individuazione di un presunto ceppo familiare: «No, continuiamo a fare i prelievi come abbiamo sempre fatto». Nulla riguardo alla direzione presa dall'inchiesta: il magistrato ha soltanto confermato che la provincia di Bergamo è «la zona privilegiata, perché la più logica», in cui cercare l'assassino. «Ma – ha precisato – non tralasciamo il resto. Vi posso solo garantire – ha aggiunto – che dal 26 novembre l'attività investigativa non si è mai fermata, né modificata d'intensità».

Vittorio Attanà

 

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