I coniugi Reduzzi da 40 anni a Genova:
E' come l'alluvione della Val Brembana

«Mi è parso di rivedere le stesse immagini del luglio '87: l'alluvione della Valle Brembana». Giglio Reduzzi, 76 anni di Ponte San Pietro, da 40 anni a Genova con la moglie Pierangela Gotti di Terno, racconta la tragedia del capoluogo ligure.

“Mi è parso di rivedere le stesse immagini del luglio '87: la valanga di fango che metteva in ginocchio la Valle Brembana. Allora il fiume di acqua spazzò via le strade delle valli, come San Pellegrino. Adesso rivedo quel fiume che scende dalle colline di Genova e finisce nei garage, nei carruggi, nelle piazze”.

Giglio Reduzzi, 76 anni di Ponte San Pietro, vive da 40 anni a Genova con la moglie Pierangela Gotti, 74 anni, di Terno d'Isola. Erano entrambi in strada quel venerdì mattino quando pioggia e acqua del torrente stavano già ingrossando le vie. Fratello dell'ex sindaco, Giuliana Reduzzi, è attualmente in pensione dopo una vita spesa nelle direzioni commerciali di grandi aziende. Prima la laurea in Scienze Politiche, poi le occupazioni alla Dalmine di Milano, alla Necchi di Pavia e infine alla Piaggio Aeronautica di Genova. “Faccio il nonno e il baby sitter come mia moglie, biologa e docente in pensione – aggiunge -. Fra l'altro quel drammatico giorno, di prima mattina eravamo dai nipotini e quando siamo usciti abbiamo rischiato grosso. Siamo partiti dalle 12,30 e siamo tornati a casa nostra alle 15”.

I coniugi Reduzzi hanno due figli e la loro casa è fra Quinto e Nervi. “Ci siamo salvati perché abitiamo in collina. La nostra è una zona abbastanza protetta, ma l'anno scorso dopo una forte pioggia è crollato il muro di un'abitazione più a monte e ci siamo ritrovati con acqua e fango ai piedi”. Dall'alto cosa vede? “Una striscia di mare fangoso vicino a riva che diventa blu in lontananza”. Torniamo a quel venerdì. Cosa ha visto? “Io e mia moglie ci siamo recati da nostro figlio Sandro, 44 anni, ingegnere, per accudire le sue due bambine. Anche lui abita in collina, ma è vicino alla foce. Poco dopo mezzogiorno li abbiamo salutati perché erano giunti a darci il cambio i nonni materni. Appena siamo usciti siamo stati travolti dal caos. Pioggia insistente, strade inondate, un traffico pazzesco”.

“Era l'orario di punta – dice la moglie Pierangela Gotti -, proprio il momento in cui le mamme vanno a prendere i bambini a scuola o all'asilo. Da una parte ero tranquilla perché le due nipotine piccole erano a casa, dall'altra ero in ansia e mi guardavo attorno sperando di vedere la nipote tredicenne, la figlia della nostra Paola, che doveva essere in zona”. “Già al mattino presto, – aggiunge la moglie di Reduzzi – ha cominciato a piovere forte. La minaccia era nota, il precedente delle Cinque Terre avrebbe dovuto far scattare l'allarme e le scuole dovevano restare chiuse. Noi abbiamo un fuoristrada e anche questo ci ha aiutati a non rimanere bloccati. Ho visto cose tremende, quella bomba d'acqua impetuosa che travolgeva tutto me la ricorderò”.

“Siamo rimasti in apprensione per molte ore – continuano i Reduzzi – anche perché tutti i cellulari non davano segnale o davano occupato. Tornati a casa, ci siamo messi davanti alla televisione e quelle immagini ce le abbiamo ancora in testa”. “Si troverà modo di riparare i danni, ma ciò che mi ha fatto piangere sono le vittime – dice Gotti -, quando ho saputo di quei bambini morti ho pensato alle mie nipoti. E' qualcosa che ti tocca da vicino”.

Emanuele Roncalli

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