Parte da commessa con la laurea
Ora è manager di nove negozi

Sì è laureata in Giurisprudenza, e prima ancora ha superato la selezione al liceo classico «Sarpi» (non proprio una passeggiata). E soprattutto, sì, ha accettato un contratto per due mesi da commessa in un negozio di intimo. Ora, a 38 anni, gestisce 9 negozi.

Sì è laureata in Giurisprudenza, e prima ancora ha superato la selezione al liceo classico «Sarpi» (non proprio una passeggiata). E soprattutto sì, ha accettato un contratto per due mesi da commessa in un negozio di intimo. I suoi genitori? Alla notizia che lasciava la pratica forense per andare a vendere pigiami hanno rischiato di morire di crepacuore dopo averla sostenuta in tanti anni di studio universitario.
Ma lei di stare a far gavetta (gratis) non ne voleva sapere. «Volevo essere indipendente - racconta - e non ci ho pensato due volte: ho lasciato la pratica in uno studio di avvocato gratuita e in cui passavo fotocopie e ho accettato un contratto di due mesi come commessa. Un lavoro precario e manuale di quelli che oggi molti giovani laureati rifiuterebbero perché non si sentono valorizzati».

«Ma io non me ne sono mai pentita. Molti miei compagni di studio purtroppo ancora oggi, dopo dieci anni, vivono di precariato. Io invece ho avuto la possibilità di conoscere il mondo del lavoro in presa diretta, una cosa che l'università non mi aveva mai insegnato».
Claudia Marrone, dieci anni dopo, gestisce ben nove negozi della catena Calzedonia spa, in tutta la Lombardia, e per tanti anni è stata consulente dello stesso gruppo per lo start up, l'avvio di punti vendita Intimissimi, Tezenis e Calzedonia in tutta Italia, persino in via del Corso a Roma.

Ha percorso tutta la trafila, senza saltare neppure un passaggio da commessa a manager, ma oggi, quando le parli, capisci che conosce a fondo le esigenze delle sue dipendenti perché quel mestiere l'ha svolto prima di loro, e che la sua laurea in Giurisprudenza non è stata esattamente buttata in un cestino.
Le ha dato quella preparazione fondamentale per fare il salto di qualità.
Claudia ha 38 anni, una marea di riccioli neri, e gli occhi che le brillano. Il suo lavoro la appassiona e cerca sempre nuove sfide. Non è certo una che si ferma. Il lavoro che dura 40 anni non le interessa.
«Avevo 25 anni, ero neolaureata in Giurisprudenza - racconta ripercorrendo la scelta fatta nel 1998 -, stavo facendo la pratica in uno studio di avvocato ma mi sembrava di non imparare niente oltre che guadagnare gran poco. È così che ho cercato un altro lavoro: mi è capitata l'occasione di un contratto a tempo determinato come commessa in un negozio di intimo».
«Allora il gruppo Calzedonia spa stava muovendo i primi passi (è nato nel 1986, ndr), non contava ancora come oggi oltre 1.400 negozi in tutto il mondo. Era un rischio ma io non me ne rendevo neppure conto. Non pensavo tanto al contratto o ai soldi. Mi interessava imparare, apprendere qualcosa, fare un'esperienza formativa e stimolante».

Fatto il primo passo, ne sono seguiti molti altri, su su verso i posti che contano. «Ho fatto tutta la gavetta e mi è servita tantissimo - spiega -: in poco tempo sono diventata capo area ed ero incaricata della supervisione dei punti vendita in Lombardia, poi nel Nord Italia. Per cinque anni ho viaggiato in tutto il Paese per avviare i nuovi punti vendita del gruppo. Non mi sono mai tirata indietro. Sono stati anni con la valigia in mano, da Bergamo fino a Roma, in via del Corso».

E poi? E poi, come nella vita di ogni donna, Claudia ha coronato il suo sogno: si è sposata con Alessandro Michetti, commercialista, e ha avuto un bimbo Jacopo, che oggi ha cinque anni.
«E lì - dice - devi fare delle scelte. Non potevo continuare a viaggiare. Ho lasciato il ruolo di consulente: i primi tempi che ero a casa mi sentivo morta».
«Però poi quel periodo di riflessione mi è servito per maturare nuove sfide. Ho deciso di prendere in gestione personalmente alcuni negozi. Una nuova avventura con tanto di ufficio in casa: una buona mediazione per riuscire a conciliare il lavoro di mamma e quello di manager. Ce l'ho fatta anche perché ho intorno a me una squadra, tutta al femminile, molto preparata».

Le donne per Claudia hanno una marcia in più. «Ma bisogna metterle nella condizione di lavorare ascoltando le loro esigenze - dice -: io per esempio ho una quarantina di dipendenti, tutte donne. Utilizzo tantissimo il part time per le mamme in modo da lasciare loro il tempo per la famiglia senza rinunciare alla propria professione e nessuna mi ha mai deluso».

«Sono giovani donne dai 18 anni in su - racconta -: sono molto motivate. Noto che spesso ci sono ragazze che lavorano e studiano allo stesso tempo: le ammiro molto. Sono molto motivate: più di quelli che si presentano ai colloqui e cercano il posto fisso. È vero oggi iniziare, anche nel mio campo, è più difficile».

«Ma è anche vero che molti giovani mancano di umiltà, li trovo un po' cinici. Se proponi a un laureato di fare il commesso non accetterebbe mai. Sono tanti i giovani senza lavoro ma se mi devo basare sui colloqui degli ultimi tempi non posso negare che c'è anche un motivo: alcuni non conoscono le regole di base di una buona educazione, si pongono con poco rispetto, ti chiedono quanto guadagneranno e il tipo di contratto ancor prima di capire che motivazione hanno a intraprendere questo mestiere».
«E poi magari non sanno passare l'aspirapolvere. C'è chi manda il curriculum con la loro foto in bikini e chi si presenta al colloquio con la mamma. Per me sono scartati in partenza».

Elena Catalfamo

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