In pizzeria è guerra fra poveri:
l'«extra» taglieggiato per lavorare

Si chiamano «extra», lavoratori da reclutare all'improvviso. Spesso servono nei week-end come aiuto-pizzaioli: ma il salario è in nero e per di più «taglieggiato» (all'insaputa del ristoratore) dal pizzaiolo assente. Una guerra tra poveri.

Nel linguaggio tecnico della ristorazione si chiamano «extra»: lavoratori da reclutare nel bisogno improvviso. Quando mancano i «fissi» per loro è giornata piena. Spesso servono nei week-end come aiuto-pizzaioli, durante l'estate e se qualcuno è in vacanza o in malattia.

Fin qui sembra tutto abbastanza scontato, se non fosse che il salario è erogato in nero e per di più «taglieggiato» (all'insaputa del ristoratore) dal pizzaiolo titolare assente. Una guerra tra poveri feroce e scorretta, ma sempre più frequente.

Sono gli invisibili, impalpabili come la farina che impastano: l'esercito dei pizzaioli clandestini. Nordafricani, quasi tutti sbarcati dall'Egitto con un visto turistico di 30 giorni e mai più rientrati a casa. Alla ricerca della stabilità, di una vita migliore con un lavoro dignitoso, ma soprattutto di un permesso di soggiorno.

Vera e propria chimera da inseguire a denti stretti. Alcuni ce l'hanno fatta, dopo anni di gavetta sono stati regolarizzati. La maggior parte però resta in panchina, in attesa di un turn-over sempre più lungo, sospeso fra richiesta che cala e crisi che avanza.

Leggi i loro racconti su L'Eco di Bergamo del 30 gennaio

Conosci qualche storia simile: raccontacela cliccando sul tasto "commenta"

© RIPRODUZIONE RISERVATA