Sballo, poi lo schianto«Ma non ditelo ai miei»

... Piove, una pioggia fitta e leggera, l’utilitaria grigia guidata dall’amica Camilla, 19 anni, è uscita di strada, a pochi metri dal locale di ritrovo in un venerdì sera come tanti. La vettura si è sfracellata contro un palo. Camilla, jeans e felpa rosa, se ne sta al bordo della strada con vicino il suo ragazzo. «Può succedere a tutti» le dice lui fumando una sigaretta e guardando a distanza i soccorsi che intervengono. Intorno un nugolo di ragazzini, per lo più ventenni, jeans e felpe con le scritte, in mano una birra o una sigaretta, inebetiti fissano l’auto.«Doveva essere piena come un matterello» dice un ragazzo sudamericano con gli occhi a mezz’asta, lo sguardo completamente perso. Tasso alcolemico oltre ogni limite, traduce la Polizia stradale di Bergamo dopo aver effettuato il controllo con l’etilometro. E non aveva indossato le cinture di sicurezza. È l’una e quaranta. «La notte è appena iniziata» sbotta un poliziotto. «Venendo qui abbiamo trovato un ragazzino immobile sul motorino a fari spenti lungo il provinciale, era completamente inebetito». Un giovane dice all’amico di nascondere la bottiglia di birra davanti agli sbirri: «Non sto facendo niente di male, bevo per strada, mica guido, non mi può dire niente, tanto sono a piedi». «Speriamo che sia così – gli dice uno volontario della Cri –. Perché il problema non sono le raccomandazioni del poliziotto, quanto mettersi alla guida in uno stato di ebbrezza totale». «Può succedere a tutti» risuonano le parole di conforto per Camilla: tutto a posto. Una volta spazzate vie le tracce dell’incidente, va a posto anche tutto il resto. Non si avvertono i genitori, Camilla si mette un po’ di ghiaccio sul braccio dolorante e firma per non fare nessun controllo al Pronto Soccorso. Elettra invece deve partire a bordo della Croce Rossa per gli accertamenti «ma facciamo presto così torno a casa velocemente». E se si riesce a nascondere il dente rotto, tutto a posto. Si scampa il controllo dei genitori, si nascondono i tre cocktail ingeriti, per l’auto fracassata si inventa una scusa e tutto a posto. Se l’apparenza è a posto, non è successo niente. Finzione e realtà hanno confini sottili venerdì notte. Gli altri guardano come storditi, rispondono lontani alle domande degli operatori, medici e volontari sopraggiunti sul posto. A bordo della Cri anche Giulia Villa, 20 anni pure lei, studentessa in medicina. Dall’altra parte del venerdì sera. Lei studia durante la settimana a Brescia, il suo ragazzo è all’estero, e il venerdì sera se lo passa a fare volontariato. Ad assistere anche i suoi coetanei che scelgono proprio il venerdì sera per sballarsi. Sull’ambulanza c’è pure Luca Comi, 21 anni, autista della Cri, due genitori volontari. Si muovono calmi, sicuri, attenti, osservano in giro ma sono concentrati sul soccorso. Seguono le indicazioni del capo equipaggio Maurizio Bonomi, confortati dall’équipe dell’auto medica con rianimatore Monica Girotto e infermiera Sara Riva.Si chiude il portellone per fare gli accertamenti in tranquillità e il tanfo di alcol si diffonde nella cabina. Se il dente torna a posto è tutto finito. Ma al Pronto Soccorso invece decidono di fare una Tac e avvisano i genitori. Arrivano. Stanno lì accanto alla barella. «Mi portate una tisanina? – chiede Elettra – Qui fa un freddo, questi vecchietti stanno bene ma io ho freddo» dice fuori di sé con gli occhi rossi. Il suo ragazzo la osserva. «Scene come queste si ripetono in continuazione – spiega Massimo Doneda, volontario della Cri di Bergamo –: quello che ti meraviglia è che a volte non avvisano neppure i genitori, i quali sono abituati a vedere i figli rincasare tardissimo. E se per caso arrivano al Pronto Soccorso li difendono pure. Io mi sarei beccato come minimo uno scappellotto». The show must go on. Le mani insaguinate e il timbro della discoteca impresso sul polso: si lava via tutto. Resta solo quel maledetto dente da sistemare, poi è tutto a posto. Può succedere.«Ormai non c’è più venerdì o sabato sera – spiegano Enzo Albergoni e Giovanni Mantecca dalla centrale operativa del 118 agli Ospedali Riuniti –: a queste scene assistiamo anche il martedì e giovedì. Alcol, droghe e velocità combinate sono un mix deleterio. Difficile trovare i vecchi tossici fatti di eroina, ormai le droghe sono sintetiche. E i fruitori non sono solo ragazzini, hanno anche 35 anni». L’auto medica esce per i casi più gravi e le chiamate all’ambulanza usciti dalla discoteca o dai locali sono solo su incidenti e malori. La punta di un iceberg di quelli a cui droga e alcol hanno causato reazioni fisiche oppure peggio incidenti stradali. Ma guardando quei ragazzini con gli occhi inespressivi, viene da pensare che è solo questione di fortuna, perché in tanti al volante come Camilla non avrebbero potuto fare di meglio.«Dalle chiamate possiamo intuire lo stato in cui si trovano – raccontano dalla centrale –: gli amici ci raccontano di scene di incapacità di controllare le proprie azioni, di ragazzi che sbattono la testa contro il muro. Sono le reazioni all’uso di droghe sintetiche. Qualcuno sta proprio male. E i ragazzi ti dicono cosa hanno preso quando hanno paura». A Grumello, sulla A4, verso le tre, un ragazzo va fuori strada, ma non urta nessuno fortunatamente. Nei volontari le immagini di un incidente di poche settimane prima in cui un’auto di ragazzi al rientro dalla discoteca ha fatto un frontale con una famiglia con tre bambini. Nei soccorritori lo sguardo del padre con in braccio la bimba di 4 anni gravemente ferita. «Non ci sono più orari – spiegano ancora i volontari –: il picco resta intorno alle quattro e alle cinque. Ma ormai anche la domenica alle otto abbiamo incidenti da rientro dalle discoteche. Le casistiche sono varie: ci si ritrova in pizzeria o al pub, e poi intorno a mezzanotte si va in discoteca. C’è anche chi fa pizza, pub e discoteca e già al ristorante si scola qualche birra». Sono le sei. Elettra è tornata a casa. Il dente, quello rimane rotto per un po’.(26/10/2008)

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