Clima, l'anticipo di primavera
potrebbe costarci molto caro

Dire che la fine di febbraio sta consegnando all'incombente primavera un inverno che definire indecifrabile è dire poco. Partiamo dalle ultime piogge serie, che risalgono alla prima decade di novembre, per dire che l'anticipo di primavera potrebbe costarci caro.

È nato male, e da giovane ha vissuto momenti travagliati, ne ha fatte di cotte e di crude nella sua mezza età, e ha buone probabilità di concludere la sua carriera in modo un po' confuso. Non stiamo fustigando qualche vicino di casa antipatico, abbiamo solo steso un succinto ma simbolico riassunto del comportamento del nostro inverno, mai come quest'anno apparso in netta sintonia con la nostra attuale situazione sociale, con la quale sta condividendo indecisioni ed incertezze.

Tornando al concreto, la fine di febbraio sta consegnando all'incombente primavera un inverno che definire indecifrabile, è dire poco. Partiamo dalle ultime piogge serie, che risalgono alla prima decade di novembre, seguite poi da ben quattro settimane di calme piatte autunnali e di mitissimo dominio anticiclonico.

E arriviamo a dicembre, lui pure siccitoso e semi-autunnale, con poche parvenze di neve e solo quattro giorni di vero freddo. Dicono che tutto arriva a chi sa aspettare, ma il gennaio delle vallate alpine meridionali, nel frattempo si era innamorato di qualche fioritura precoce e della mitezza prolungata del favonio, che fin oltre metà mese riempirà a ripetizione i nostri cieli di albe e tramonti di qualità fotografica.

A questo punto si guarda con malcelato piacere al primo vero freddo di stagione, che a fine gennaio porta anche qualche piccola coreografica nevicata fino in pianura. Sembrerebbero i presupposti per replicare il famoso e nevoso gennaio '85, ma tutto si risolverà a inizio febbraio, come è noto, con una marcata irruzione siberiana, la migliore dal 1991, ma del tutto sterile e buona solo per le cascate di ghiaccio, per il lago di Endine e per qualche giorno di pupazzi (piccoli) anche per i bimbi di pianura.

Per la neve è stata davvero magra, e se la stagione ha potuto in qualche modo rattoppare gli impianti con la neve sparata e il freddo delle ultime settimane, resta la delusione per un inverno davvero avaro di neve. Lo è stato in particolare per le alte quote delle Orobie, che non si presentavano così spoglie, a febbraio, dal lontano inverno 1981.

Fu quello il famoso inverno senza neve, quelli degli impianti se lo ricordano ancora adesso con angoscia, perché allora non c'erano ancora i cannoni, e la prima vera nevicata di quell'assurda stagione arrivò solo il 15 marzo, a giochi ormai chiusi.

Perché tanto pessimismo e perché infierire su questo povero inverno? Perché ora pare arrivino altre sorprese, con la fine di febbraio destinata a temperature in netta risalita, sotto l'azione di un anticiclone europeo troppo presente in questi ultimi mesi, e tornato prepotente protagonista negli ultimi giorni.

Una fase di primavera anticipata è normale e concessa, a fine inverno, ma solo se è successiva a cose atmosferiche corrette nei mesi precedenti. Si stanno purtroppo assommando per noi diverse situazioni negative. Se davvero nel weekend toccheremo i +20 °C, qualcuno dovrebbe dirlo ai nostri terreni, che negli ultimi tre mesi hanno ricevuto meno del 30% di pioggia (82 mm contro una media di 286 mm), e andare a stimolare gemme e radici col caldo, quando attorno c'è questa incombente siccità, può portare a grossi guai. Poi gli acquedotti, con i paesi in cima ai colli che hanno iniziato a chiedere autobotti d'acqua a quelli di fondovalle, ma la poca neve delle Orobie non basterà a riempire la falda.

Intanto, la nostra pianura è finita fuori misura con le polveri sottili, sono 36 giorni quasi continui, e ora l'anticiclone che fa salire le temperature non può che peggiorare il tutto. Sono in chiusura, so che tutto questo può sembrare un mero elenco di lamentazioni, ma è solo per ricordare che, nel tepore un po' esagerato che vivremo in quest'ultimo weekend di febbraio, non ci dobbiamo scordare che nei pressi ci sono diverse emergenze ambientali serie. Purtroppo, per far piovere dal cielo e migliorare la situazione, non si può sperare né nello spread né nelle ispezioni della Finanza, ma nel Padreterno sì.

Roberto Regazzoni

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