Trasporto pubblico, buone nuove:
«Non ci saranno grossi aumenti»

Rompere la frammentazione del servizio e concentrare il sistema su pochi bacini, che faranno capo a un'agenzia. Sono i capisaldi della riforma del trasporto pubblico locale che dovrebbe essere approvata dalla Regione. La buona notizia è che «non ci saranno aumenti straordinari».

Rompere la frammentazione del servizio e concentrare il sistema su pochi bacini, che faranno capo a un'agenzia. Sono i due capisaldi della riforma del trasporto pubblico locale che dovrebbe essere approvata dal consiglio regionale entro la fine di marzo.

«Questa agenzia - ha spiegato l'assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo - metterà insieme le competenze oggi disperse tra Province, Comuni e in parte Regione con la logica di implementare il servizio anche attraverso gare uniche e integrate tra ferro e gomma, con l'obiettivo di razionalizzare offerta e reti e ottimizzare i contributi integrando al contempo i servizi, i biglietti e gli strumenti che possano semplificare la funzionalità del sistema».
 
«Avere un solo interlocutore - ha detto Cattaneo - ha funzionato e ha contribuito a dare risposte concrete. La nascita di Trenord è stata una scossa vitale al sistema, ma per continuare a tenerla viva lo strumento sarà mettere a gara dalla fine del 2014, anno in cui scade il contratto di servizio in corso, anche il trasporto su ferro».

I capisaldi del cambiamento sono stti illustrati dall'assessore nel corso del suo intervento al dibattito organizzato dalla Cisl Lombardia sul Trasporto pubblico locale. Sono: un assetto migliorativo del sistema, un percorso industriale che consenta di avere soggetti aziendali in grado di affrontare le gare per l'assegnazione dei servizi di trasporto pubblico locale e una strategia per l'assegnazione dei servizi che, nel 2014, coinvolgerà anche Trenord.

«Non esiste un modello unico per il Tpl - ha detto Cattaneo - e in questi anni siamo chiamati a decidere quale indirizzo vogliamo prendere per garantire mezzi di trasporto sempre più efficienti e confortevoli ai nostri cittadini».

La relazione
Non esiste, anche all'estero, un esempio unico migliore cui guardare. In Italia, per quanto riguarda Trenord, la tariffa pagata dai viaggiatori è di 4,9 centesimi per ogni chilometro che un passeggero percorre in treno, con un corrispettivo pubblico di 8,7 centesimi. In Inghilterra, dove il mercato è al massimo della liberalizzazione, i viaggiatori pagano una tariffa che è oltre il triplo, mentre il contributo pubblico è più basso. In Francia si paga circa il doppio, mentre in Germania il costo è di una volta e mezza più alto sia per i viaggiatori che per il Governo.

L'unico modello paragonabile a quello italiano è la Spagna, con tariffe simili e un contributo pubblico più basso, ma che non rappresenta un modello esemplare dal punto di vista dell'organizzazione. «Quattro modelli diversi - ha osservato l'assessore - che dimostrano che non è vero che c'è uno schema che ha prodotto risultati indiscutibilmente migliori degli altri e ininfluenti sugli effetti in capo al Governo e ai passeggeri».

Passare da un monopolio pubblico a uno privato non è dunque sempre meglio sia dal punto di vista della qualità del servizio che dell'interesse generale: «Il caso della società 'Aeroporti di Roma' è sintomatico - ha detto Cattaneo - non solo non ha migliorato la qualità del servizio, ma ha anche tolto il controllo di un'infrastruttura strategica come è uno scalo. Non smanio di veder accadere a Milano lo stesso percorso attraverso il quale si trasforma un monopolio pubblico, come è oggi quello in mano a Sea, in un monopolio privato, che mi sembra la prospettiva che qualcuno vuole delineare».

Per il trasporto pubblico, l'assessore ha inoltre messo in guardia sull'opportunità di fare  gare in modo superficiale: «Sostituire il monopolio di Trenitalia con quello dei Tedeschi di DB o dei Francesi di Sncf
- ha spiegato l'assessore - non sarebbe positivo, perché chiederebbero quel che hanno sul loro mercato: un maggiore contributo pubblico, risorse che in questo momento non sono a disposizione, oppure un aumento di tre volte delle tariffe. Una manovra di queste dimensioni sui costi dissuaderebbe all'uso del treno e ridurrebbe i ricavi. Quindi confermo che non ci saranno aumenti straordinari, anche perché l'accordo con il Governo ci consentirà di avere risorse a livello nazionale per 1,75 miliardi di euro, che, seppur inferiori a quelle del 2010, che ammontavano a 2 miliardi e 50 milioni, noi Regioni riteniamo un risultato soddisfacente. Soprattutto considerando che il Governo era partito da 1,2 miliardi». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA