Acchiappanimali formato Fbi
Appostati 3 giorni per Pippo

La sua fotografia gira in Internet da una settimana: è un maschio di un anno e mezzo, ha il pelo bianco ispido con delle macchie scure. Si chiama Pippo ed è un incrocio con un maremmano. L'immagine non passa solo tra i social network, è anche affissa sulle strade principali di alcuni paesi della provincia.

La sua fotografia gira in Internet da una settimana: è un maschio di un anno e mezzo, ha il pelo bianco ispido con delle macchie scure. Si chiama Pippo ed è un incrocio con un maremmano. L'immagine non passa solo tra i social network, è anche affissa sulle strade principali di alcuni paesi della provincia.

A pubblicarla sono stati gli Acchiappanimali, due ragazzi di Bergamo che si occupano del recupero dei «pet» smarriti. Non si tratta di investigatori improvvisati, ma di veri e propri detective con una preparazione da Fbi. Luca Spinelli e Andrea Granelli, 31 e 29 anni, hanno studiato negli States una tecnica che si avvale di telecamere a infrarossi, studi comportamentali, esami delle tracce biologiche (anche con Luminol e analisi del Dna), appostamenti e ricerche con un fido collega: Napoleone, un setter irlandese. La loro preparazione consente di rintracciare cani, gatti, canarini, serpenti e persino tartarughe.

È il caso di Pippo, sparito a inizio maggio da Nese, dove «abitava» da soli due giorni, adottato da una famiglia che ha chiesto aiuto agli Acchiappanimali. C'è voluto poco tempo ai due Sherlock Holmes per localizzare Pippo grazie a una procedura collaudata: maxi cartelli fluorescenti posizionati in luoghi strategici, in modo che siano visti in media da 2 mila automobilisti, e scritte vistose sul lunotto dell'auto del proprietario del «dog».

A una settimana dalla scomparsa, Pippo è stato avvistato nella Bassa: dai piedi della Valle Seriana, ha raggiunto Azzano, Stezzano e Zanica. L'indagine, così, si è concentrata nella zona. Poi, grazie alle informazioni dei residenti e di un agricoltore è stato possibile ricostruire gli spostamenti della bestiola. Nel pomeriggio scorrazza tra Zanica e Azzano, la sera si ferma a Stezzano. Perché? Semplicemente perché ha trovato da mangiare.

I cani, spiegano i due esperti cinofili, dopo un periodo di sette giorni a girovagare, si stabilizzano in un'area che garantisca riparo, cibo e acqua. L'erba piegata è il punto del suo giaciglio, i resti delle cinque galline che ha cacciato fan ben capire dove è passato Pippo. È un campo agricolo di via Murere.

Qui, per scoprire le abitudini del «ricercato», i due detective hanno posizionato per quattro giorni una gabbia aperta con delle crocchette, sorvegliata da telecamere con rilevamento notturno. Riguardando le immagini, gli investigatori hanno fissato l'orario della cena di Pippo: ore 20.45.

I giorni di prova, inoltre, hanno permesso di rendere «l'esca» familiare al meticcio. Ma ora, che è la sera del tentativo di acciuffarlo, la trappola non resterà più aperta. Il sistema di ganci e molle scatterà facendo chiudere la grata non appena una zampa si appoggerà sulla cena, per l'occasione una bisteccona.

Fatti tutti i test per accertarsi che l'ingranaggio non s'inceppi, inizia il momento più delicato: l'appostamento in auto. I cani, spiegano ancora, sentono e vedono benissimo. La presenza di alcune persone nella jeep a 70 passi dalla «scatola» in acciaio non passerà inosservata. Pippo è nato a Salerno e per sei mesi è stato vagabondo, fino a che una donna, temendo che gli sparassero, è riuscita a trattenerlo nel suo giardino. Così è stato affidato a un'associazione che a sua volta l'ha dato in adozione a una famiglia bergamasca.

Sono le 20. È ora di tacere e di stare fermi. Il silenzio è interrotto dalle zanzarine che si intrufolano nei finestrini dell'auto, dal cinguettio degli uccelli e dall'abbaio in lontananza dei «guardiani». Gli occhi fissi da un'ora sulla gabbia lontana fanno male e la vista si annebbia. Poi un movimento fa sobbalzare tutti, ma è solo una gazza ladra che rischia di mandare il piano all'aria facendo azionare la gabbia. E non è l'unico imprevisto. Un trattore si avvicina perché deve seminare e solo la buona causa lo convince a rimandare all'indomani.

Riprende, con qualche sorrisino e sospiro, l'attesa. I minuti passano, insieme alla speranza. La natura si spegne al crepuscolo e il silenzio diventa sempre più forte, se non fosse per i respiri rumorosi e il deglutire che rimbombano nell'abitacolo. Luca tiene sul naso un binocolo, Andrea guarda nel monitor collegato alla telecamera wireless.

Attesa, ancora attesa, tra bonarie imprecazioni a voce bassa rivolte al quadrupede colpevole di fare aspettare troppo. Poi eccolo. Pippo sbuca in ritardo da dietro una baracca. È davanti alla jeep. I ragazzi sussurrano di stare immobili. Pippo, come per sfida, sembra guardarci e passa oltre. Si dirige alla gabbia, è buio oramai e si può notare soltanto la sagoma chiara nello scuro. Pippo ha capito che c'è qualcosa di sospetto, ci impiegherà oltre 20 minuti per convincersi e farsi ingolosire dalla costata.

Poi il colpo dell'acciaio che sbatte. Non c'è il tempo di capire che Luca e Andrea hanno già spalancato le portiere e stanno correndo verso il cane terrorizzato. Orecchie all'ingiù e coda bassa, abbaia Pippo, ma gli occhioni tradiscono l'animo indifeso. Le voci dei due Acchiappanimali si sono addolcite, come si fa con i bimbi: ora Pippo è «Tato» e si è calmato. Caricato a bordo della jeep, ora è diretto a casa.

Elisa Riva

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Eco di Bergamo La storia di Pippo