Imu, mistero sul saldo finale
E i bergamaschi sono preoccupati

I bergamaschi, per la prima volta alle prese con l'Imposta municipale unica, dimostrano grande preoccupazione non potendo ancora sapere a quanto ammonterà il conguaglio finale della tassa introdotta dal decreto Salva-Italia. Tu cosa ne pensi? Commenta la notizia

I bergamaschi, per la prima volta alle prese con l'Imposta municipale unica, dimostrano grande preoccupazione non potendo ancora sapere a quanto ammonterà il conguaglio finale della tassa introdotta dal decreto Salva-Italia. Secondo quanto stabilito da questo documento, infatti, era chiaro fin da subito che il cittadino proprietario di uno o più immobili (o terreni) avrebbe dovuto corrispondere la prima rata entro il 18 giugno e, se scelto perché facoltativo, entro il 17 settembre la seconda tranche dello stesso importo della precedente. In questo caso la cifra viene calcolata sulla base della rendita catastale e le aliquote stabilite dal governo (0,4% per l'abitazione principale, 0,2% per i fabbricati rurali, 0,76% per immobili che non producono reddito fondiario e 0,76% per tutti gli altri casi).

Presentandosi al proprio Comune di residenza oppure ai Caf e alle Acli è possibile sapere esattamente l'ammontare dell'imposta dovuta allo Stato, tenuto conto anche delle detrazioni da applicare: 200 euro in caso di titolari di prima casa e di 50 euro per ciascun figlio ancora residente in famiglia che non abbia superato i 26 anni. Nel momento in cui si richiede la stampa del modello F24, utile per il pagamento agli sportelli bancari o postali, si può optare per un'unica soluzione oppure due.

Fin qui tutto abbastanza chiaro. Le incertezze nascono, invece, per quanto riguarda la terza rata la cui scadenza è fissata al 17 dicembre. Difatti, il regolamento che disciplina l'Imu lascia facoltà ai singoli Comuni di aumentare o diminuire (o lasciare invariate) le aliquote previste per legge, di introdurre o meno ulteriori agevolazioni e di assimilare all'abitazione principale altri immobili. Il decreto consente di variare il tasso d'imposta dell'abitazione principale dello 0,2%, i fabbricati rurali dello 0,1%, gli immobili che non producono reddito fondiario dello 0,4% e per tutti gli altri casi la variazione può essere compresa tra 0,46% e 1,06%. Il termine per deliberare queste modifiche è stabilito per il 30 settembre, ma alcune Amministrazioni si sono già attivate stimando un'entrata tributaria sulla base del proprio bilancio. Molte, viceversa, non si sono ancora espresse perché in attesa di affrontare l'approvazione di questo testo.

Due pagine speciali sull'argomento su L'Eco di Bergamo del 10 giugno

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