Sanità lombarda nel mirino
Lucchina indagato dalla Finanza

Milioni di euro stanziati ed erogati dalla Regione nell'ambito degli accordi stipulati tra aziende private e ospedali per la sperimentazione di apparecchiature. La Finanza ha indagato il direttore generale dell'assessorato alla Sanità Lucchina.

Sono di diversi milioni di euro, ma meno di dieci, i finanziamenti regionali stanziati e in alcuni casi già erogati dalla Regione Lombardia nell'ambito degli accordi stipulati tra aziende private e ospedali pubblici per la sperimentazione di apparecchiature scientifiche ad alta tecnologia. È quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Milano che giovedì 14 giugno ha portato la Guardia di Finanza ad effettuare una ventina di perquisizioni, e nella quale, tra i 28 indagati, compare il direttore generale dell'assessorato alla Sanità Carlo Lucchina, accusato di turbativa d'asta.

Tra le persone finite sotto inchiesta ci sono anche i direttori sanitari delle 4 aziende ospedaliere finite nel mirino degli inquirenti e manager delle aziende private, tra cui la General Electric. I progetti di sperimentazione sono tre e riguardano le apparecchiature per l'home care, gli ecoscopi e l'emodinamica. I tre progetti di sperimentazione riguardano gli anni 2010 e 2011. Due sono ancora in corso di assegnazione e uno è già stato assegnato.

Le perquisizioni sono state effettuate negli uffici di alcune società dell'assessorato regionale alla Sanità, negli ospedali Niguarda a Milano, di Lecco, di Busto Arsizio e Saronno. Le indagini riguardano principalmente presunti accordi per pilotare l'assegnazione di progetti di sperimentazione clinica ad alto contenuto tecnologico finanziati dalla Regione Lombardia. Oltre a Lucchina, tra le persone indagate ci sono funzionari dell'assessorato alla Sanità e delle aziende ospedaliere coinvolte.

La notizia ha inevitabilmente diviso la politica in Regione. Le opposizioni di centrosinistra criticano in particolare l'atteggiamento della Giunta Pdl-Lega e del presidente Roberto Formigoni, in attesa di conoscere i dettagli dell'indagine della Procura di Milano. «Formigoni - hanno per esempio detto i consiglieri del Pd Alessandro Alfieri e Gianantonio Girelli - invece di evocare complotti o attacchi militari alla sua Giunta, ammetta che il sistema ha mostrato delle falle e, se ancora è in grado, faccia proposte per riformarlo». Per il capogruppo dell'Idv, Stefano Zamponi, «cade anche un altro alibi di Formigoni: l'inchiesta della magistratura sta dimostrando che esistono opachi intrecci tra affari e politica nella Giunta» e «i fatti smentiscono la tesi di Formigoni secondo cui nessuno dell'attuale squadra di governo è sottoposto a indagini».

«Un avviso di garanzia non è una condanna» ha però replicato Stefano Carugo, consigliere regionale del Pdl, al termine della seduta della commissione consiliare Sanità che era riunita al Pirellone quando è arrivata la notizia della nuova indagine. C'era anche l'assessore regionale Luciano Bresciani (Lega), che ha preferito rimandare i commenti a quando si saprà qualcosa in più sulle indagini. «È ovvio - ha preseguito Carugo - che l'opposizione faccia la sua parte. Io spero che anche stavolta il dg Lucchina, persona stimata da tutti, possa venirne fuori e dimostrare i fatti».

«Nessun imbarazzo» invece da parte del ministero della Salute per il coinvolgimento di Carlo Lucchina. «Anche perchè - ha detto il ministro Renato Balduzzi ad Ancona - il dottor Lucchina, conformemente al suo stile, ha già dato le dimissioni. Appena ha avuto notizia dell'inchiesta, appena ricevuto l'avviso di garanzia - ha spiegato a margine della presentazione del network sull'invecchiamento Italia Longeva - si è immediatamente dimesso. Nelle prossime ore sarà sostituito, spero di trovare una persona che abbia le sue competenze tecniche».

Categorico anche il commento dell'assessore alla Sanità Luciano Bresciani: «Non posso chiedere le dimissioni del dottor Lucchina, perchè il presupposto è che chiunque è innocente fino a prova contraria. Potrebbe essere un meccanismo perverso: io non faccio il giudice prima dei giudici, non me la sento».

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