La corsa al mattone è finita
Troppe case nuove e sfitte

Gli addetti ai lavori li chiamano immobili «nuovi-vecchi». Sono case nate per la maggior parte tra il 2005 e il 2008, negli anni di un boom edilizio che poi, con la crisi, ha subito una brusca frenata. E così sono rimaste lì, invendute e sfitte.

Gli addetti ai lavori li chiamano immobili «nuovi-vecchi». Sono case nate per la maggior parte tra il 2005 e il 2008, negli anni di un boom edilizio che poi, con la crisi, ha subito una brusca frenata. E così sono rimaste lì, invendute e sfitte, e ora rischiano di scoprirsi datate prima ancora che i passi di qualche famiglia, o il caos di un trasloco, siano risuonati tra quelle mura.

Il fenomeno delle abitazioni «nel limbo» è esploso in Bergamasca negli ultimi anni, e risulta distribuito un po' a macchia di leopardo nella nostra provincia. Tra le aree più colpite ci sono l'Isola (dove in generale più che altrove si fanno sentire sul mercato immobiliare gli effetti della crisi) e la Bassa. Accomunate (almeno in alcuni casi, ma non mancano esempi di controtendenza) da un passato recente in cui, dice il direttore di «Case e terreni», Gianfederico Belotti, «si è costruito parecchio, su aree edificabili che avevano costi inferiori rispetto alla cintura di Bergamo, con possibilità di realizzare grosse volumetrie».

Ma poi è arrivata la crisi, e il sogno della corsa al mattone ha subito un brusco risveglio. Basta guardare il quarto rapporto sul mercato immobiliare lombardo, stilato da Ance e Cresme: dal 2006 all'anno scorso, il fatturato delle compravendite in Bergamasca è stato in calo costante. Così come il numero di transazioni: dalle 21 mila circa del 2006, si è scesi a 12.765 nel 2011. Più colpita la provincia, rispetto al capoluogo che anzi l'anno scorso ha segnato un + 4,8%. A pesare sulla frenata, dicono in molti, c'è stato il giro di vite delle banche nel concedere prestiti.

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