«È Bergamo che parla di sé
Ma con strumentri innovativi»

«È un progetto al quale crediamo molto, siamo orgogliosi di dare il nostro contributo». Nell'avventura de «L'Eco Lab» c'è Ipsos: una presenza assolutamente strategica quella dell'istituto di ricerca di Nando Pagnoncelli.

«È un progetto al quale crediamo molto, siamo orgogliosi di dare il nostro contributo». Nell'avventura de «L'Eco Lab» c'è Ipsos: una presenza assolutamente strategica quella dell'istituto di ricerca di Nando Pagnoncelli.

Un progetto dove il contatto con i social network è centrale: lo testimonia la scelta del blog che curerete nell'ambito di «L'Eco Lab».
«I social network sono realtà innovative che ben si adattano ad un progetto molto innovativo come quello che L'Eco di Bergamo intende lanciare. C'è un'esigenza forte da parte della comunità: quella di essere ascoltati. E possiamo farcene carico in diverse forme, alcune più tradizionali, altre innovative».

Oltre il giornale, insomma: una sorta di pagina dei lettori virtuale e interattiva.
«In un certo senso sì, il modello ispiratore può essere quello. E i social network sono qualcosa di davvero interessante, perché coinvolgono strati di popolazione giovanile e magari più acculturata: quella che non si accontenta di leggere o seguire gli avvenimenti, ma vuole dire la propria, esprimere un parere».

Una partecipazione più interattiva ai problemi della città?
«Esattamente. Quindi "L'Eco Lab" da un lato sopperisce a questa carenza di luoghi d'ascolto, dall'altra punta a creare, attraverso l'interazione con i lettori, sia la formazione delle opinioni che la possibilità di vagliare proposte e contributi».

Virtuale nelle modalità, ma molto concreto come obiettivo.
«Non siamo di fronte ad una comunicazione unilaterale e nemmeno verticale, calata dall'alto: è qualcosa di orizzontale e quindi è molto importante avere gli strumenti per leggere quanto si dice nella rete».

Ha parlato della popolazione giovanile: nell'immaginario collettivo non è tra i target privilegiati dell'informazione locale.
«E invece ha un'assoluta necessità di essere rappresentata in forme adeguate, perché ricca di voglia di partecipazione e protagonismo. Credo che l'aspetto più innovativo di "L'Eco Lab" sia provare ad andare oltre quello che viene considerato il bacino tradizionale dei lettori: che nel caso de L'Eco resta comunque largo e qualificato, ma che magari non considera tutti gli strati della popolazione. C'è il rischio che una parte, anche rilevante, inevitabilmente sfugga».

Oltre il giornale, partendo dal giornale?
«Nella cosiddetta "dieta mediatica" - ovvero le modalità con cui i cittadini s'informano - il giornale è sicuramente centrale, ma ci sono anche forme d'informazione e confronto come internet e i blog. Esserci è assolutamente fondamentale».

Si attinge alla città per ridarle un contributo sotto forma di un manifesto elettorale per i candidati del 2014.
«Un obiettivo estremamente coraggioso e autorevole che riafferma la centralità di un giornale di provincia ricco di storia come l'Eco di Bergamo. Una realtà che deve essere in grado di suscitare dibattito e far confrontare i cittadini. Tanto più in una situazione nella quale, anche a Bergamo, c'è una forte situazione di crisi nei confronti della politica. Ecco, assumere la responsabilità di far parlare i cittadini della loro città è qualcosa di importante: una grande operazione di ascolto».

Con strumenti moderni come un blog: Jerome Lanier, il padre della realtà virtuale, ha però evidenziato anche i limiti, la pericolosità, della rete. Con particolare riferimento al diritto all'anonimato di chi commenta e interagisce. E che in un certo senso potrebbe alterare la genuinità del confronto.
«Il paradosso della rete è che quando si entra si è senza rete».

Con tutte le conseguenze e i rischi del caso, però.
«Che cerchiamo di minimizzare con sistemi di protezione adeguati. Chiederemo a chi parteciperà ai blog di qualificarsi e profilarsi, accettando alcune regole».

Quindi un mondo open, ma con regole chiare.
«Non potrebbe essere diversamente, ne andrebbe della qualità del progetto e della nostra proposta. Quindi niente battaglie personali, accuse gratuite né tanto meno insulti: ne va della permanenza nel blog stesso. La stessa presenza di autorevoli moderatori capaci di portare la discussione su un livello conseguente, impedirà di fatto ad eventuali lobby di veicolare messaggi, come dire, eterodiretti».

Possiamo sintetizzare «L'Eco Lab» in uno slogan?
«È Bergamo che parla di Bergamo. O meglio, del suo futuro».

Dino Nikpalj

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