I creditori sul piede di guerra:
«O pagano o l'ospedale non apre»

«Una cosa deve essere chiara a tutti: il nuovo ospedale di Bergamo non aprirà a discapito di molte imprese che hanno lavorato al cantiere della Trucca e che ora rischiano di chiudere perchè non sono ancora state saldate. Su questo punto non molleremo».

«Una cosa deve essere chiara a tutti: il nuovo ospedale di Bergamo non aprirà a discapito di molte imprese che hanno lavorato al cantiere della Trucca e che ora rischiano di chiudere perchè non sono ancora state saldate. Su questo punto non molleremo».

È il messaggio lanciato dalla «Lia - Liberi imprenditori associati» per conto degli imprenditori (una quindicina, otto bergamasche) che hanno lavorato in subappalto al nuovo ospedale e che non hanno ancora ricevuto le loro spettanze (alcuni le aspettano da anni). Le imprese, da mercoledì, si sono organizzate nel Comitato creditori nuovo ospedale di Bergamo.

La questione, per la Lia, che si è già affidata ai legali, è quasi lapalissiana: queste ditte hanno lavorato, hanno fatto l'ospedale: ora i «Riuniti» paghino quello che la Dec deve ai subappaltatori; «hanno fideiussioni, accantonamenti, il 10% di garanzia dei valori dei contratti firmati con la Dec, su cui contare. Non possono chiamarsi fuori».

Nel Comitato per il momento ci sono 15 ditte che vantano crediti per circa 10 milioni di euro, e in totale 560 addetti potrebbero rischiare il posto di lavoro. Si tratta di ditte che nel lavoro al nuovo ospedale non hanno ricevuto contestazioni, né hanno contenziosi: ma non vengono pagate. «Questo - dicono alla Lia - mentre i Riuniti, per i lavori che fa fare in danno Dec, sceglie altre ditte e le paga. Ci si rende conto che si rischia di far passare sotto silenzio il pericolo che oltre 500 famiglie possano finire in messo a una strada? Non lo si può tollerare».

Leggi di più su L'Eco in edicola giovedì 2 agosto

© RIPRODUZIONE RISERVATA