Legambiente e la Brebemi:
il rischio è che paghino gli italiani

«Il nuovo finanziamento ponte di 546 milioni di euro per Brebemi, dato come concesso il 20 febbraio scorso con Intesa S. Paolo, Ubibanca, Mps e Unicredit, si è appreso che solo ieri è stato sottoscritto, a dimostrazione dei gravi problemi finanziari che sta attraversando la società».  Lo scrive Dario Balotta, di Legambiente della Lombardia.

Che prosegue: «La Brebemi nata 15 anni fa, nonostante la sua manifesta inutilità (e sicura dannosità per l'onnivoro consumo di suolo), in un contesto di risorse finanziarie abbondanti e a tassi contenuti vuole ora inspiegabilmente portare avanti il suo progetto con risorse finanziarie scarse ed a tassi più che raddoppiati e sempre crescenti, in un contesto di enorme incertezza economica.

Nessuno più crede (se mai lo abbia fatto) che si possono ripagare 2,4 mld in 20 anni. E l'apparizione sulla scena di nuovi finanziatori a metà dell'opera e della Sace è la concreta dimostrazione che le banche della prima ora hanno socchiuso i borsellini e di conseguenza nuovi istituti di credito devono arrivare in soccorso, come la Bei e la Sace (una banca che curiosamente finanzia le esportazioni che nulla centrano con un'autostrada).

Siamo ancora molto lontani dal closing financing a copertura di tutti i costi dell'opera. Quindi a breve la concessionaria deve trovare i finanziatori definitivi (ovvero quelli che sostituiscano i prestiti ponte, per definizione prestiti a breve termine e quindi da restituire in tempi rapidi) e che non si capisce chi siano.

Se però non saltano fuori in fretta questi investitori le banche "pontiste" si ritrovano proprietarie della Brebemi. Come nel 1929 quando si sono trovate proprietarie di tutte le industrie nazionali, questa volta si ritrovano piene zeppe di infrastrutture inutili (tra cui quest'autostrada). E come allora anche questa volta, per salvare le banche dal fallimento, pagheranno gli italiani».

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