Cometti e Moro a «L'Eco café»:
«Quando Romano divenne città»

Quasi cinquecento persone hanno fatto tappa venerdì allo stand de «L'Eco café» allestito all'angolo di palazzo Rubini. Un viavai continuo. Tra coloro che si sono seduti al tavolo del nostro stand, anche due simboli sportivi della città: Cometti e Moro.

Quasi cinquecento persone hanno fatto tappa venerdì 14 settembre allo stand de «L'Eco café» allestito all'angolo di palazzo Rubini. Un viavai continuo che ha raggiunto il suo culmine dopo il pranzo sotto i portici della Misericordia e quelli antistanti, al quale hanno preso parte trecento cittadini. Tra coloro che si sono seduti al tavolo del nostro stand, anche due simboli sportivi della città: Zaccaria Cometti, classe 1937, e Adelio Moro, classe 1951, calciatori che giocando in serie A hanno rappresentato Romano in giro per l'Italia.

Entrambi cresciuti nella squadra Fiorita dell'oratorio sono poi approdati nel club orobico in anni diversi: Cometti dal 1953 come portiere e Moro dal 1964 come mezzala. Ha detto l'indimenticabile Zaccaria che difese la porta atalantina negli Anni Sessanta insieme a Pierluigi Pizzaballa: «Ricordo il giorno in cui Romano ottenne il titolo di città - ha raccontato l'ex portiere - per me fu un orgoglio enorme. Erano gli Anni Sessanta ed ero in porta nell'Atalanta, quale gioia più grande?

Se Zaccaria Cometti tra giocatore e preparatore ha passato 38 anni a Bergamo, Adelio Moro ne ha trascorsi otto prima di passare all'Inter: «Ricordo anch'io quando Romano è diventata città, avevo solo 11 anni ma l'allora prete dell'oratorio, don Sandro Manzoni, ci spiegò l'importanza di quel titolo. Io ricordo anche che nella mia testa c'era solo il desiderio di giocare al pallone e quando due anni dopo approdai nelle giovanili dell'Atalanta mi sentivo un cittadino, un po' più piccolo rispetto ai miei compagni di squadra, ma pur sempre il residente di una città».

I due ex calciatori hanno ricordato i tempi andati: «Passavo a prendere Moro a casa con la mia Giulietta GT – ha detto Cometti – e lo portavo all'allenamento delle giovanili mentre io andavo a quello della prima squadra. Poi lo riprendevo e via a Romano, nella nostra città che tanto ci faceva stare bene».

Leggi la pagina dedicata a Romano su L'Eco di sabato 15 settembre

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