Intascava le concessioni sulle tombe
39enne patteggia due anni a Bergamo

Ai cittadini dava la possibilità di pagare direttamente a lui il prezzo per il rinnovo delle concessioni cimiteriali per tombe e loculi, invece di fare tutta la trafile in Comune. Peccato che poi il denaro finisse nelle sue tasche. Un 39enne ha patteggiato due anni.

Una comodità in più per l'utente, e perfino con un po' di sconto sul totale: prospettava così agli ignari cittadini la possibilità di pagare direttamente a lui (e in contanti) il prezzo fissato per il rinnovo delle concessioni cimiteriali per tombe e loculi, invece di fare tutta la trafile del normale pagamento tramite la tesoreria comunale. Peccato che poi il denaro così ricavato non andasse – come dovuto – al Comune di Bergamo di cui era dipendente, bensì nelle sue stesse tasche: martedì mattina in udienza preliminare, per questo motivo, D. G. S., 39 anni di Alzano Lombardo, incensurato, ha patteggiato due anni di reclusione per le accuse di peculato e falso.

Il giudice dell'udienza preliminare Patrizia Ingrascì gli ha concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. I fatti contestati risalgono al periodo tra agosto e settembre dello scorso anno, quando l'uomo era dipendente dell'ufficio concessioni e servizi cimiteriali del Comune: sarebbe di almeno 5.000 euro la cifra ricavata dall'affare sul «caro estinto» e contestata come guadagno illecito al trentanovenne.

Secondo quanto ricostruito dalla polizia locale di Bergamo, che si era occupata delle indagini relative alla vicenda, anche sulla base dei racconti delle persone che in perfetta buona fede avevano pagato all'uomo la cifra stabilita per il rinnovo della concessione, il meccanismo messo in atto era tanto semplice quanto efficace: prospettando ai cittadini in cerca di informazioni per il rinnovo dei loculi tutta la trafila necessaria (a partire dal pagamento del dovuto alla tesoreria comunale), l'addetto proponeva anche una via più immediata e anche col vantaggio di uno sconto immediato. Vale a dire il pagamento in contanti direttamente a lui: alcuni avevano prontamente accettato la prospettiva di risparmiare qualcosa, consegnandogli il pattuito. A quel punto l'addetto consegnava a sua volta una ricevuta di pagamento creata ad arte, con tanto di timbro contraffatto, fingendo di aver fatto il pagamento con tutti i crismi e, in realtà, intascando le somme. L'imbroglio era stato però smascherato abbastanza facilmente: una volta arrivati al cimitero per il completamento della pratica di rinnovo, gli utenti avevano mostrato le ricevute di pagamento a un altro dipendente, che si era però insospettito dubitando dell'autenticità del timbro.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 ottobre

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