Il soldato è tornato a casa
Dopo 60 anni funerali a Gandino

Sono passati quasi settant'anni dalla tragedia del secondo conflitto mondiale, ma il ricordo di tanti soldati morti resta vivo e indelebile. Le spoglie di uno di essi, l'alpino Antonio Colombi, sono tornate a casa a Gandino lo scorso 16 ottobre.

Sono passati quasi settant'anni dalla tragedia del secondo conflitto mondiale, ma il ricordo di tanti soldati morti resta vivo e indelebile. Le spoglie di uno di essi, l'alpino Antonio Colombi, sono tornate a casa a Gandino lo scorso 16 ottobre, a cento anni dalla sua nascita. Sabato 20 ottobre si terranno i funerali in Basilica.

Antonio Colombi era nato il 7 febbraio del 1912, secondo di tre figli nati dal matrimonio di Giuseppe Colombi e Teresa Nicoli. Nel 1933 Antonio, appena ventunenne, fu arruolato nel V reggimento alpini battaglione Edolo, di stanza a Merano. Allo scoppio della guerra fu richiamato alle armi e l'armistizio dell'8 settembre lo trovò in forza al reparto dove il cugino Andrea Nicoli riferì, al rientro in patria, di averlo incontrato tra il 10 e il 13 settembre.

Anche il cugino venne deportato e finì in un campo di lavoro, addetto alla rimozione delle macerie dei paesi bombardati. Riuscì però a salvarsi e rientrare in patria con un viaggio avventuroso. Nella confusione dei giorni successivi all'armistizio si perdono invece le notizie su Antonio Colombi: si sa solo che è stato internato in Austria, in un campo di lavoro.

Di lui non si hanno altre informazioni fino alla morte, avvenuta per tubercolosi e ulcera perforante (conseguenza degli stenti patiti), il 1 aprile 1944. L'annuncio del decesso, portato in paese un anno dopo da un commilitone suo compagno di prigionia, venne poi ufficializzato con uno scarno comunicato del ministero della Difesa solo nel novembre 1945.

Antonio Colombi morì a Gneixendorf (Austria) e fu sepolto dapprima (lo ricorda una memoria stampata a Gandino) nel cimitero di Krems Gueixendorf (tomba nr. 8). I resti furono successivamente trasferiti nel cimitero internazionale di Mauthausen, nel reparto riservato agli italiani.

Per rintracciare la salma, a 68 anni, dalla morte è risultato decisivo il lavoro di Roberto Zamboni, artigiano veronese, che ha identificato in anni di ricerche i luoghi di sepoltura di molti militari italiani detenuti in Germania. Il lungo elenco di militari bergamaschi rintracciati da Zamboni (298 per l'esattezza) era stato pubblicato su L'Eco di Bergamo nel 2010.

Fra loro, oltre ad Antonio Colombi, anche altri due gandinesi: Giuseppe Nodari, sepolto ad Amburgo e Vincenzo Servalli, rintracciato nel cimitero militare italiano di Monaco di Baviera. Si calcola che i militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943 furono 650 mila. I morti furono circa cinquantamila. I civili deportati nei lager del Reich furono attorno ai 44 mila. Il novanta per cento ha perso la vita.

Di molti di loro, le famiglie ancora non conoscono il luogo dove sono sepolti. «Nel gennaio del 1951 – aveva a suo tempo spiegato Zamboni - era stata approvata una legge che vietava il rimpatrio delle salme. Affermava che le salme, definitivamente sistemate a cura del Commissario Generale non possono essere più concesse ai congiunti».

Dall'entrata in vigore di questa normativa assurda, chi avesse avuto un parente morto in un campo di prigionia per mano tedesca, traslato senza il consenso dei parenti in uno dei cimiteri militari, non avrebbe più avuto la possibilità di rimpatriarne le spoglie. Nell'ottobre 1999 venne approvata una nuova legge che finalmente consentiva il rimpatrio delle spoglie. Purtroppo a spese delle famiglie.

I congiunti di Antonio Colombi, in particolare Cecilia Bosio e Anna Nicoli, hanno esperito le non semplici pratiche per il ritorno a Gandino delle spoglie del loro congiunto, supportati dal Comune di Gandino che ha contribuito a una parte delle spese. Cecilia (figlia di una sorella di Antonio) e Anna (figlia di un cugino) hanno seguito con determinazione l'iter burocratico, assistite anche dal Consolato onorario d'Italia a Lintz.

Le iniziative per ottenere il rimpatrio della salma non sono state semplici: sono stati stabiliti contatti con il Ministero della Difesa, con l'Associazione famiglie dispersi in guerra, con la sede di Bergamo dell'Associazione nazionale ex deportati e con la Provincia. L'ossario, giunto in aereo alla Malpensa, è stato portato nella casa paterna di via Simonini, 6.

Sabato 20 ottobre alle 15 in Basilica si svolgeranno i funerali presente una nutrita delegazione del Gruppo Alpini. Antonio Colombi riposerà nel Cimitero di Gandino, nella tomba dove giace il fratello Felice.

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