Telgate, benzinaio gambizzato
Sul guscio di pistacchi si cerca il dna

È un guscio di pistacchio trovato nell'auto utilizzata dai banditi la chiave per stabilire se Nazzareno Patania, 32 anni potrà essere rinviato a giudizio per la rapina del 25 settembre 2010 all'Agip di Telgate, quando alcuni malviventi gambizzarono il benzinaio.

È un guscio di pistacchio trovato all'interno di un'auto utilizzata dai banditi la chiave per stabilire se Nazzareno Patania, 32 anni, originario di Vibo Valentia e domiciliato a Tavazzano (Lodi), potrà essere rinviato a giudizio per la rapina da far west che si consumò il 25 settembre 2010 all'Agip di Telgate, quando alcuni malviventi incappucciati e armati di pistola spararono e ferirono alle gambe il benzinaio Claudio Novali, sotto gli occhi della figlia.

Il gup Bianca Maria Bianchi ha incaricato il genetista Marzio Capra, dell'Università di Milano, di svolgere una perizia su alcune tracce e reperti trovati nella macchina che fu utilizzata per il colpo. In particolare l'esperto dovrà stabilire se vi siano tracce riconducibili a Patania su due mozziconi di sigaretta e su un guscio di pistacchio.

Altre analisi riguardano le impronte digitali rilevate dai carabinieri. Patania – assistito dall'avvocato Salvatore Loschiavo del Foro di Milano – è finito davanti al gup insieme ai fratelli Alessandro e Daniele Bono, anche loro originari di Vibo Valentia e domiciliati a Senago (Milano) e Gerocarne, assistiti dagli avvocati Francesca Signorelli e Pietra Triscari. Per la procura i tre sarebbero fra gli autori della tentata rapina da far west che si consumò all'Agip vicino al casello autostradale di Grumello-Telgate.

Alessandro Bono ha chiesto il rito abbreviato: secondo la ricostruzione avrebbe fatto da autista alla banda. Uno dei complici, di fronte a un accenno di reazione del titolare Claudio Novali, che impugnava una chiave inglese, sparò tre colpi di revolver e colpì alle gambe il benzinaio sotto gli occhi della figlia Valeria, terrorizzata. Il benzinaio riportò ferite lievi. I malviventi scapparono senza bottino su una Toyota Carina rubata a Milano, ritrovata poco dopo. Un testimone oculare raccontò di aver notato i malviventi lasciare l'auto e salire su un'utilitaria. La zona è coperta dalla videosorveglianza comunale, così i carabinieri analizzarono i filmati e risalirono all'auto «pulita» usata dalla banda per la fuga: una Peugeot 206 risultata intestata a un altro dei fratelli Bono, Michele. Così gli investigatori iniziarono a pedinare la presunta banda, arrestando alcuni dei sospettati dopo un'altra rapina tentata ai danni di un benzinaio di Paderno Dugnano.

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