Ospedale, il NurSind sul trasloco
«Si sta trasformando in un incubo»

«Dovrebbe essere una festa, e invece rischia di trasformarsi in un incubo». Lo dicono i rappresentanti del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche che divulga un duro comunicato sul trasferimento dell'ospedale.

«Dovrebbe essere una festa, e invece rischia di trasformarsi in un incubo». Lo dicono i rappresentanti del NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche che divulga un duro comunicato sul trasferimento dell'ospedale. «La domanda a cui il direttore generale Nicora continua a glissare è - scrivono -: perché decidere a tutti i costi il trasferimento a prescindere dalle condizioni, dalla preparazione, dalle dichiarazioni, dalle autorizzazioni e soprattutto dal clima aziendale, ora ancor più teso in seguito allo stato di agitazione di tutto il comparto?. Chiediamo che la data del trasloco sia concordata con i rappresentanti dei lavoratori e solo dopo aver garantito il rispetto dei tempi previsti dai protocolli per l'inserimento del nuovo personale, in tutte quelle situazioni di mobilità di infermieri che transitano verso altre specialità e negli accorpamenti; il rispetto dell'impegno preso dalla direzione medica e infermieristica di fare effettuare almeno due turni “a vuoto” a tutto il personale; la comunicazione scritta dei volumi di attività per ogni Unità operativa previsti nei primi mesi di avvio del nuovo ospedale; la reale preparazione di tutto il personale, prevista per legge, alla gestione delle emergenze strutturali (incendio, terremoto, etc); il parcheggio gratuito per tutti i dipendenti e con tariffe calmierate per i visitatori».

Tutte richieste che i sindacati fanno «a fronte di una scandalosa politica di profitto privato, sulla salute pubblica, bene costituzionalmente difeso». Tanto che i rappresentanti del Nursind sottolineano: «La certa destinazione del personale nella nuova struttura, a tutt'oggi non è nota a tutti gli operatori - continua la nota stampa -. Sottolineiamo quindi il fermo dei previsti sistemi di trasporto robotizzato, pesante e leggero, con indubbie ripercussioni sulla logistica di movimento. L'impossibilità di utilizzare personale interno e quindi la necessità di ricorrere a ditte esterne con ulteriore aggravio economico, non indifferente. L'idea di differire il trasloco delle degenze e degli ambulatori rischia di paralizzare le attività cliniche di cui ormai la multidisciplinarietà e le consulenze ambulatoriali sono fondamentali». Inoltre «la mancanza di una rete dei trasporti pubblici che favorisca l'accesso a dipendenti e visitatori al nuovo ospedale» e «il mancato trasferimento di strutture supportanti l'attività di un ospedale ad alta specializzazione, come la centrale di sterilizzazione, il centro trasfusionale, alcuni comparti della laboratoristica».

Secondo i sindacati «l'individuazione delle apparecchiature da trasferire è risalente a 3 anni fa, con conseguente attuale inadeguatezza del piano di trasferimento e il conseguente caos che deriverà dall'accumulo di materiale non più necessario nelle corsie del Papa Giovanni». E i rappresentanti dei sindacati continuano: «Delle 130.000 ore di formazione e preparazione verso il nuovo ospedale dichiarate dalla DAZ, che teoricamente corrisponderebbero a circa 35 per dipendente, a chi sono servite? Solo 15.000 di queste, cioè 1/9, sono state utilizzate sul campo per la preparazione degli operatori, cioè circa 4 ore a testa. Le rimanenti 115.000 ore come sono state utilizzate e da chi?».

Il comunicato prosegue anche con delle osservazioni, divise punto per punto: «Ci ritroviamo in questo stato caotico della programmazione del trasloco, nonostante i tre anni trascorsi dalla prima data indicata dalla DAZ risalente a fine 2009; nel corso degli annunci pubblici, la variabilità delle modalità e dei tempi del trasloco; il totale mancato confronto sulle dotazioni organiche, che per certi casi non coincidono nemmeno ai minimi previsti per l' accreditamento; l'illogicità dello sdoppiamento previsto per il tanto decantato sistema assistenziale modulare che sarebbe tale solo dalle 7 alle 21, lasciando l'assistenza notturna ancora al vecchio sistema per compiti, con personale ridotto e su cui graveranno le disorganizzazioni conseguenti all'utilizzo for-zato di due diversi modelli assistenziali; l'mposizioni gerarchiche lineari senza coinvolgimento proattivo del personale con conseguente sco-ramento fra personale e direzione aziendale; la debole presa di posizione dell'intersindacale medica che, pur chiedendo di presenziare all'incontro in Prefettura, non si è presentata all'incontro; uno scontro tra gli stessi direttori delle Unità operative e di Dipartimento, sulla “necessità” di trasferirsi assolutamente entro fine 2012; una spesa esagerata e scarsamente motivata, sostenuta dall'azienda per gli armadi farmaceutici robotizzati (23 milioni di euro)».

E i sindacati concludono la lunga analisi con delle domande. «Ci chiediamo quale logica (aziendale e/o politica) ha giustificato la sostituzione in corso d'opera di un direttore generale che conosceva alla perfezione tutta la storia del nuovo ospedale? Forse perché sapeva troppe cose? Forse perché si era dimostrato incapace? Forse perché poco influenzabile? Come possano assumersi tali gravose responsabilità gli attuali vertici aziendali, alla vigilia delle imminenti elezioni regionali che potrebbero sconvolgere l'assetto attuale e far mancare loro la co-pertura politica? Per tutte queste ragioni chiediamo con forza alla DAZ di recedere dall'insistenza per il trasloco a tutti i costi a dicembre, in sintonia con lo stato d'agitazione del personale indetto da tutta la Rsu e le sigle sindacali aziendali». E concludono: «Chiediamo al direttore generale Nicora, per il bene della comunità, di ripensarci, di non costringere i dipendenti a dover decidere di alzare il livello dello scontro sindacale in atto. Vogliamo tutti che questo trasloco torni a essere una festa».

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