Allarme Serio: acqua contesa
da 26 centrali in 50 chilometri

Sporco e bistrattato non proprio. Schizofrenico, semmai. Tecnici e ambientalisti rassicurano sullo stato di salute del fiume Serio e affermano all'unisono che, sul fronte inquinamento, la situazione è decisamente migliorata negli ultimi tre-quattro anni.

Sporco e bistrattato non proprio. Schizofrenico, semmai. Tecnici e ambientalisti rassicurano sullo stato di salute del fiume Serio e affermano all'unisono che, sul fronte inquinamento, la situazione è decisamente migliorata negli ultimi tre-quattro anni (un esempio? A Seriate si pescano le trote).

Ma c'è un ma, anzi di più. Per rimanere dentro la metafora medica, al Serio una malattia è stata diagnosticata: schizofrenia. Nel senso che nel giro di poche ore la sua portata può registrare picchi e crolli importanti. L'acqua c'è, poi è captata, di nuovo rilasciata.

E poi: scorre gorgogliando per lunghi tratti, poi il livello rasenta la secca, questo fino allo sbarramento dove viene rilasciata nell'alveo. Basta scendere la valle seguendo il fiume per perdere il conto delle centrali idroelettriche che punteggiano il suo corso. Più o meno grandi, sono in tutto 21, concentrate nel tratto da Valbondione a Seriate.

Di queste, 17 sono catalogate come «piccole», cioè con una portata concessa tra i 4.750 litri al secondo e i 12 mila. Oltre a queste 21 derivazioni idroelettriche, su tutto il bacino del Serio, tratto cremonese compreso, si trovano altre 34 derivazioni irrigue, cinque delle quali nella Bergamasca: a Cene, Albino, Villa di Serio, Pedrengo e Seriate.

Ma in cosa si traduce questa «artificializzazione»? Anzitutto in ciò che il nostro occhio percepisce come «un vuoto, quello dei tratti intermedi fra l'impianto di captazione e il rilascio del deflusso minimo vitale - spiega Giovanni Testa, coordinatore della Carovana sul Serio -. Il che significa grossi problemi di gestione della flora e della fauna», soprattutto nel caso di derivatori «distratti».

E che non si tratti di un dubbio da ambientalisti lo conferma anche il Programma di tutela e uso delle acque approvato dalla Regione Lombardia del 2006, là dove precisa: «Già a partire dal tratto a valle del lago di Barbellino e fino ad Ardesio il regime idrologico risulta molto compromesso a seguito delle numerose opere di derivazione».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di giovedì 28 marzo

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